ALBA. OSPEDALE SAN LAZZARO
La rianimazione aperta ai famigliari

                                              di Carla Porro

     Quando mi è stato proposto di raccontare l’esperienza del reparto dove lavoro in merito al cambiamento da “Rianimazione chiusa” a “Rianimazione aperta”, ho pensato a lungo da dove cominciare: potevo partire dai concetti teorici di accoglienza, di comunicazione, di relazione con i famigliari, che sono certamente sacrosanti, sanciti e condivisi da tutti e che sono la base della formazione, della professione infermieristica.
     Potevo partire dal dibattito, molto acceso in questi ultimi tempi e di non unanime accettazione, soprattutto in Italia: secondo esperienze consolidate in ospedali esteri e in alcuni ospedali italiani, il libero accesso ai reparti di Terapia Intensiva migliora la qualità del ricovero dei pazienti e facilità l’instaurarsi di un rapporto di fiducia tra la famiglia e i curanti… Oppure partire da una esperienza concreta e reale che abbiamo vissuto un anno e mezzo fa nel nostro reparto.
     Fino a quell’epoca il nostro reparto, in un piccolo ospedale di provincia, dal punto di vista della possibilità di visite ai ricoverati e colloqui con i medici, era una Terapia Intensiva come la maggioranza di quelle presenti in Italia. Con orari di visita molto limitati, accesso riservato solo ai parenti stretti e in numero contenuto, colloqui con i famigliari in orari comodi solo ai sanitari e spesso disattesi con la giustificazione che “siamo un’area critica che si occupa di urgenze ed emergenze e quindi quello che non è urgenza, aspetta”… si potrebbe discutere se non è un’urgenza aspettare dietro una porta chiusa di una stanza d’ospedale oltre la quale c’è la persona più cara al mondo che abbiamo e di cui non sappiamo nulla.
     Fortunatamente, con un po’ di apertura mentale, un po’ di curiosità e molta voglia di mettersi in gioco, ridiscutendo il nostro modo di agire, abbiamo aperto occhi e orecchie verso le notizie, le esperienze in merito alle Terapie Intensive aperte che cominciavano a trovarsi sui siti internet, nei convegni sanitari, su articoli e pubblicazioni. Nello stesso tempo (nulla succede per caso), in quel periodo venne ricoverato nel nostro reparto un sacerdote affetto da Sindrome di Guillain Barrè.
     Questa Sindrome è una malattia neurologica che paralizza gradualmente tutta la muscolatura fino ad arrivare ai muscoli respiratori, per cui è necessario intervenire con l’intubazione e la ventilazione artificiale. In seguito al

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