incontro al loro bisogno di essere sostenuti ed aiutati.
     Oltre a questo, stiamo cercando di portare avanti gli altri obiettivi, come quello di promuovere un’efficace rete di accoglienza e sostegno per l’umanizzazione dei percorsi sanitari altrimenti oggettivanti. Cerchiamo inoltre di promuovere un nuovo spazio mentale che abbia lo scopo di permettere ai famigliari di essere vicini al proprio caro e al paziente di essere al centro di un legame affettivo profondo.
     Vorremmo favorire ed implementare gli effetti benefici, legati alla presenza di persone significative, sullo stato mentale, ma anche sulle condizioni fisiche del paziente.
     Un altro importante obiettivo è quello di creare con i pazienti e i famigliari una relazione empatica per migliorare la comunicazione tra chi dà le informazioni e chi le codifica, identificare in collaborazione un percorso terapeutico-riabilitativo efficace e provare ad elaborare i vissuti di ansia, rabbia, depressione e i meccanismi di difesa messi in atto dai famigliari o dai pazienti, i quali ostacolano la compliance e favoriscono una regressione ostile verso gli operatori sanitari. Insomma, un bel lavoro e un bel po’ da lavorare, con grande fatica, con grandi difficoltà, con la necessità di un grande impegno da parte di tutti.
     Tutto ciò ha rafforzato la nostra immagine di fronte ai famigliari dei pazienti, i quali vedono oggi un gruppo di lavoro che cerca di presentarsi con una modalità operativa uniforme, prima di tutto nella relazione. Inoltre, la possibilità di trattenersi con il personale, medico e infermieristico, durante i colloqui e durante la permanenza vicino al proprio caro, aumenta la fiducia nella struttura sanitaria e negli operatori.
     Quante volte ci siamo sentiti dire: “grazie”, “ma quando andate a mangiare?”, “domani è di riposo?! Meno male!”. Oppure, in una pausa della visita (a volte alcune attività prevedono che i parenti escano dal reparto), approfittano e tornano con il caffè o con i biscotti per noi.
     Si è potuto notare un incremento e una facilitazione nelle capacità relazionali che si sono dimostrate più semplici, emotivamente più coinvolgenti e profonde: in alcuni casi perdurano anche dopo la dimissione del paziente. Il legame che si viene a creare facilita la comunicazione anche di quelle notizie cliniche particolarmente difficili.
     La vicinanza del parente - in alcune occasioni il paziente non può parlare o ha difficoltà ad utilizzare la mimica facciale - ha permesso di agevolare la

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