(Struttura Operativa Complessa) di Psicologia della nostra azienda un percorso di sostegno e di supporto agli operatori, per cui la figura dello psicologo fa parte del nostro team. In effetti, non è stata una passeggiata per nessuno e i momenti di difficoltà e scoraggiamento ci sono stati, anche belli tosti.
     Questa è stata un’esperienza che ci ha fatto crescere molto, è durata otto mesi, abbiamo stretto amicizie con i volontari, abbiamo gioito e ci siamo consolati a vicenda, abbiamo vissuto, forse per la prima volta nel nostro gruppo di lavoro, la vera alleanza terapeutica, con l’obiettivo del benessere del paziente, della qualità della sua vita in quel contesto di malattia: questo era ciò che dovevamo fare per lui e che potevamo fare per lui.
     Vivendo questa esperienza abbiamo pensato e abbiamo maturato riflessioni su questo ambito. Così, come le tecnologie e i servizi sono diventati disponibili per tutti, sia per un paziente ricoverato in un reparto di Chirurgia, sia per il paziente ricoverato in una Terapia Intensiva, allo stesso modo l’accoglienza del paziente e della famiglia, le modalità di comunicazione, la possibilità di stare vicino al proprio caro quando è in ospedale, devono essere possibili non solo in tutti i luoghi di cura, ma anche in qualsiasi momento del percorso diagnostico-terapeutico di una persona ammalata. Insomma, questa modalità di relazione può e deve diventare lo stile abituale di agire di un gruppo di lavoro, che ha come obiettivo la cura e il prendersi cura della persona.
     Con questi pensieri abbiamo provato a ideare e a progettare un tipo di approccio al paziente e alla famiglia diverso da quello che era stato fatto fino ad allora e che aveva creato nel tempo una immagine della sanità e dei sanitari come di detentori del sapere, delle conoscenze delle persone assistite, spesso però trincerandosi comodamente dietro i muri dei reparti e le porte chiuse.
     Ci siamo formati, ci siamo confrontati con chi stava già lavorando con questa mentalità aperta e siamo andati a vedere come facevano concretamente loro, abbiamo parlato e discusso con le psicologhe e siamo partiti con una sperimentazione di Rianimazione aperta ai famigliari nelle ore del pomeriggio, durata tre mesi, al termine della quale si è deciso di continuare con la nuova modalità organizzativa.
     Ad un anno dall’inizio di questa avventura l’orario di accesso dei famigliari in Rianimazione è rimasto quello prolungato, con risultati buoni sul versante della famiglia stessa, sul paziente e anche sugli operatori. Noi consideriamo questa una opportunità per i famigliari per provare ad alleggerire la sofferenza, il disagio e la confusione provocati dall’evento che stanno vivendo, tentando di venire

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