aggregazione molto forte. Si va in questi luoghi e si trovano persone di ogni età e fascia sociale: qualcuno che si allena, altri semplicemente chiacchierano o si prendono un thé. Per quanto riguarda la mia scuola, per i bambini utilizziamo un metodo più soft: in questo caso non parliamo di difesa personale, ma di un modo di farli crescere insegnando loro rispetto, umiltà, facendoli giocare e divertire. Gli adulti lo vedono come un sistema di difesa personale, mentre le donne vengono attratte dal Wing Chun, ma poi ho constatato che non molte rimangono, forse perché in questa disciplina c’è un po’ di contatto fisico; anche se non è poi così duro molte non lo gradiscono.”
     “È strano anche perché il Wing Chun è stato inventato da una donna e questa disciplina viene pubblicizzata come forma di autodifesa per le donne. Quello che mi fa davvero arrabbiare, però, è quella promozione fasulla con la quale molte scuole cercano di far passare l’idea che con poche lezioni si può far avere ad una donna la sicurezza di non essere aggredita. Niente di più falso, ad una donna neanche con sei, sette, quindici lezioni puoi dare sicurezza sulla strada. Puoi insegnare dei trucchi per non finire proprio ‘in bocca al lupo’, ma la difesa da un contatto fisico con un uomo, per la strada, non è una cosa reale, è davvero difficile. Molte persone giocano su questo equivoco per attrarre più persone possibili nella propria scuola, ma secondo me non è corretto.”
     Essendo il Wing Chun una tecnica di combattimento non si rischia di attirare quelle persone che amano menare le mani? Ti è capitato?
     “Normalmente, prima di accettare un allievo alla mia scuola effettuo un colloquio preliminare che mi consente di farmi un idea dell’individuo che ho davanti. Voglio capire chi è e se ha delle idee che possono coincidere con le mie. Ricordo che il Wing Chun non è una tecnica per ‘andare ad attaccare briga’, ma è difesa. Dopo aver passato questo primo esame, se per caso qualcuno di agitato è stato comunque accettato dalla scuola mi rendo subito conto se non ha voglia, se non vuole fare fatica o sudare, così alla fine non rimane, abbandona da solo perché io obbligo i mie allievi ad allenarsi con tutti e ad allenarsi anche con chi ha imparato ancora nulla. Se uno ha voglia solo di menare le mani, non ha voglia di darsi agli altri, inevitabilmente lascerà da solo la scuola.”
     Ci sono diverse scuole di Wing Chun, la tua in cosa è differente, che cosa si propone di insegnare?
     “Prima di incontrare il mio Maestro avevo una concezione diversa delle arti marziali, impari solo quello che ti viene insegnato. Andavo in palestra, pagavo la lezione, prendevo tante botte e imparavo così anch’io a darle. Incontrando il mio

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Intervista, SIFU, Alberto, Riccardi, Scuola, Italiana, Wing Chun, Kuen, Bruce Lee, Origini, Storia, Filosofia