Conosciuta come “la garibaldina senza il fucile”, insieme a Maria Montessori è stata una delle donne più attive nell’aiuto dei più deboli.
Anita Ribeiro Garibaldi (1821-1849). È la più famosa di tutte le donne del Risorgimento Italiano, meglio conosciuta come “l’eroina dei due mondi”. Figlia di Bento Ribeiro da Silva e di Maria Antonia de Jesus Antune, sposò giovanissima un calzolaio di nome Manuel Duarde de Aguilar, anche se i dubbi sulla veridicità o meno del matrimonio sono arrivati fino ai giorni nostri.
Brasiliana dotata di temperamento assai focoso, a diciotto anni abbandonò il marito per unirsi a Garibaldi e alle sue lotte rivoluzionarie. Combattente indefessa, si batté sempre in prima linea accanto agli uomini e, data la propria affidabilità, spesso fu affidata dal generale alla difesa delle munizioni, sia negli attacchi navali quanto in quelli terrestri. Dopo una delle tante lotte in Brasile, la battaglia di Curitibanos, Anita fu fatta prigioniera, ma alla prima distrazione dei soldati, dovuta forse alle belle grazie della prigioniera, lei riuscì a fuggire, rubando un cavallo, per ricongiungersi ai combattenti.
Nel 1840 dall’unione della bella brasiliana con Garibaldi nacque il primo figlio, Menotti, così chiamato in onore del patriota Ciro Menotti. Quando la situazione militare in Brasile divenne insostenibile a causa delle lotte sempre più aspre, i due abbandonarono la guerra trovando rifugio in Uruguay, dove Garibaldi mantenne la famiglia impartendo lezioni di francese e matematica. Nel 1842 furono celebrate le nozze cristiane e dalla loro unione nacquero altri tre bambini.
Nel 1848, arrivò nel Nuovo Mondo la voce dei moti insurrezionali in Italia e Anita, con i figli, si trasferì a Nizza, in Francia, ospite della madre di Garibaldi, seguita subito dopo dallo stesso: con il loro rientro nel continente, incominciò per loro la partecipazione attiva ai movimenti di liberazione in Italia e in Europa.
Nel 1849, Anita combatté le dure lotte per l’instaurazione della fragile Repubblica di Roma, ma negli anni successivi fu costretta a lunghe marce, insieme a patrioti garibaldini, per sfuggire alle grinfie della polizia del Papa e dei soldati austriaci, che volevano ripristinare il potere papale a Roma. I garibaldini resistettero per giorni, ma la superiorità di uomini e mezzi degli avversari fu tale che alla fine la loro vittoria fu schiacciante. Dopo l’ultimo scontro, avvenuto a Roma nella zona del Gianicolo, Garibaldi, Anita e i garibaldini furono costretti alla fuga. Durante questa marcia forzata attraverso mezza Italia, conosciuta come la “trafila”, la fuga di Anita, di nuovo incinta, fu un calvario e le sue condizioni peggiorarono a vista d’occhio. Riuscì ad arrivare nel ravennate, nelle