Ogni sconfitta, qui, viene accettata come un segnale che deve spingere a fare ancora meglio, mettendosi in gioco con ancora più impegno e umiltà. Poi, ammiro la determinazione, la discrezione e il senso civico dei bergamaschi. Un popolo che lavora duramente e seriamente - a volte con eccessiva rigidità mentale e poca ironia (è giusto fare anche qualche critica!) - ricercando l’eccellenza in quello che fa. Altro aspetto critico: manca un’adeguata comunicazione di quello che si fa.”
In un’epoca nella quale tutto si sta appiattendo, standardizzando e globalizzando, un certo stile internazionale omologa il nostro modo di pensare, di vivere, di fare turismo, di divertirci, di mangiare e di arredare le nostre case. Che valore hanno le tradizioni e i localismi in questo contesto culturale?
“Avere radici solide e chiare in testa e nel cuore è oggi più che mai una cosa importantissima. Una marcia in più per chi è chiamato a confrontarsi con un
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mondo sociale e professionale ormai privo di confini. Preservare la storia e le differenze dei vari luoghi è fondamentale per costruire una società globalizzata che sappia arricchirsi vicendevolmente delle rispettive meraviglie (naturali, architettoniche, artistiche, accademiche, culinarie). L’importante è non venire soffocati dalle proprie tradizioni. L’importante è non chiudersi dentro gabbie dorate, credendo che il proprio microcosmo sia il mondo. Sarebbe un errore molto grave. Penso a tanti pseudo artisti di provincia (scrittori, attori, pittori, fotografi, musicisti) convinti di essere dei grandi maestri dell’arte loro. Persone che fuori dai confini delle proprie rassicuranti comunità di quartiere sono dei signor nessuno o, nei casi più fortunati, vengono considerati degli onesti professionisti, nulla di più. Anche per questo |
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amo Bergamo; perché, rispetto a tante altre belle città della provincia italiana, ha l’enorme fortuna di avere Milano a pochi chilometri.”
cristiano.calori@fastwebnet.it |
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