LA CULTURA È COSA NOSTRA?
                                  di Cristiano Calori

     Questo mese gli spunti per parlare di arte a Bergamo, e non solo, sono parecchi. Partirei con l’esprimere un’opinione su quanto già narrato da Piromalli il mese scorso sulla questione della Montelungo, già trattata diverse volte quest’anno, e sulla palude burocratica nella quale è sprofondata l’Accademia Carrara e tutto quanto le gira intorno. Le ipotesi sono diverse e sono state illustrate con sintesi e precisione nell’articolo di Piromalli, ora si tratta di capire quanto la cultura e l’arte siano ritenute un traino per l’immagine e l’economia della città.
     L’Accademia Carrara è la sesta pinacoteca per importanza dell’immenso patrimonio artistico del “Belpaese” ed è un peccato che non possa avere uno spazio adibito a mostre temporanee, per poter ripetere le grandi esposizioni degli anni scorsi: “La luce dal Vero”, “L’Altra Venezia”, “Lorenzo Lotto”, “Evaristo Baschenis” e la “La collezione Rau”. La bellissima mostra su Lorenzo Lotto, appena terminata, tenutasi alle Scuderie del Quirinale a Roma, con moltissime opere provenienti da Bergamo e curata dal professor Giovanni Villa, consulente personale di Giorgio Napolitano e docente all’università di Bergamo, è l’esempio di come la nostra città possa essere “città protagonista” della cultura ad alto livello e molto apprezzata nel mondo.
     La Gamec, pur con un programma, a mio parere, troppo schiacciato su linee concettuali di artisti emergenti, ha dimostrato che quando progetta mostre di più ampio respiro, come le recenti “Il Grande Gioco”, o “Il Museo Privato”, si pone al centro del dibattito nazionale sull’arte contemporanea con grande qualità. Dunque le risorse in città sono potenzialmente molto interessanti, mancano a questo punto solo gli spazi e le risorse economiche per esprimere al massimo queste potenzialità.
     Come da anni sostengo, il modello che più mi piace e convince è quello di creare un polo della cultura o “cittadella dell’arte” intorno al Parco Suardi, evitando frammentazioni e spargimenti sul territorio di spazi espositivi; portare la Gamec in via Rovelli lo considero un errore storico, non siamo gli Stati Uniti, il modello urbano italiano impone la creazione di punti di aggregazione nel centro storico, raggiungibili a piedi; la Caserma Montelungo e tutta l’area circostante il Parco sono un’occasione unica per la nostra e per tutte le generazioni future, per lasciare un segno come i “grandi padri” della città hanno fatto. Il Conte Carrara ne è un esempio.

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Accademia Carrara, GAMeC, Bergamo, L’arte non è cosa nostra, Vittorio Sgarbi, Caserma Montelungo, Lorenzo Lotto