A SUD DEL CIELO
di Cristiano Calori
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La Fondazione Adriano Bernareggi ha aperto il 7 Ottobre scorso, nello spazio espositivo dell’ex Oratorio di San Lupo, una mostra dedicata ad Andrea Mastrovito dal titolo “A Sud del Cielo”, curata da don Giuliano Zanchi; rimarrà aperta fino al 25 Novembre 2011.
La fondazione Bernareggi, non nuova ad intelligenti aperture all’arte contemporanea, questa volta sceglie un bergamasco doc, giovane ma con già un curriculum di tutto rispetto.
Nato a Seriate nel 1978, Mastrovito è uno dei protagonisti più originali e fecondi del panorama artistico contemporaneo; per quanto molto giovane, è un artista che si muove a livello internazionale ed ha all’attivo numerose mostre in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Ha già esposto al Museum of Art and Design di New York, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, al Museo Pecci di Prato e al MAXXI di Roma.
Il lavoro di Mastrovito si caratterizza per l’utilizzo di svariati media espressivi: pittura, disegno, video, soprattutto ritagli di carta, installazioni multimediali a tema intelligenti e coinvolgenti.
Allievo dell’Accademia Carrara, Mastrovito coniuga un approccio concettuale - ma tutto in fondo è concettuale - ed ironico di ri-lettura dell’arte del passato ad un gusto ed attenzione al lavoro manuale ed alla tradizione pittorica classica. Nei suoi lavori, l’aspetto manuale e plastico ha molta rilevanza, rinunciando, almeno lui, a sterili manierismi concettuali e facili scorciatoie di cui abusano molti giovani artisti contemporanei, i quali presentano opere in cui serve il libretto di istruzione per essere comprese ed in cui il lavoro manuale è completamente assente.
L’arte, quella vera, dovrebbe stimolare il pensiero, aprire punti di vista nuovi e meravigliare, mentre spesso in alcune esposizioni di arte contemporanea lo stato d’animo più comune è un certo fastidio, misto a noia e ad un impressione di “già visto”.
Per questa mostra “A Sud del Cielo”, Mastrovito lavora ispirandosi alla leggenda della decapitazione di sant’Alessandro, patrono di Bergamo, raffigurata in un affresco tardo settecentesco, dipinto sul soffitto dell’ex oratorio. Secondo la leggenda, il sangue scaturito dalla testa tagliata del santo davanti a dove ora sorge la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, caduto sul terreno, avrebbe fatto germogliare dei fiori, segno della fecondità del sangue dei martiri.
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