esempi: la chiesa di Michelucci sull’Autostrada del sole (1960) oppure, per rimanere nella nostra provincia, la chiesa di Sant’Antonio a Valtesse, progettata da Gambirasio (1970). Quindi, con l’architettura sacra la Chiesa sta cercando di riprendere un dialogo intelligente e moderno sul versante delle arti visive, tuttavia sono terribili certi accostamenti di edifici antichi addobbati all’interno con opere finto-moderno, che farebbero rotolare nella tomba l’illuminato Papa Pio II (papa dal 1458 al 1464) al secolo Enea Silvio Piccolomini, geniale artefice e regista della cittadina di Pienza, in cui l’Utopia si è concretizzata in un gioiello urbanistico-architettonico-artistico tangibile e reale.
     Benauguranti e confortanti sono in questo senso le parole di monsignor Gianfranco Ravasi, dal 2007 intelligente referente culturale della Chiesa. «Il problema è che, mentre l' architettura sacra è riuscita ad effettuare il passaggio alle forme della modernità sin dai tempi di Le Corbusier e, poi, a quelle della contemporaneità, come mostrano le chiese di Richard Meir, Tadao Ando, Mario Botta e altri, non è stato così per l' arte figurativa. La Chiesa avrebbe potuto acquistare negli anni Sessanta, ad esempio, la "Crocifissione" di Joseph Beuys: sarebbe stato un segnale di apertura, ma non siamo andati in questa direzione. E così, nelle chiese di architettura contemporanea, i parroci spesso collocano all’interno riproduzioni di grandi quadri religiosi del passato in stile Guido Reni oppure opere di semplice artigianato perché non ci sono proposte in linguaggio contemporaneo di arte sacra.»
     Non aggiungerei una virgola a questa affermazione sottoscrivendola.
                                                                      cristiano.calori@fastwebnet.it