OSPEDALE DI BERGAMO: RITARDI TRA IL NUOVO E IL VECCHIO
                                              di Pierluigi Piromalli

     In Italia, è notorio, le opere pubbliche sono state da sempre occasione per rastrellare soldi tra la collettività, per distribuire favori e beneficiare un circuito perverso di soggetti che, a vario titolo, entravano nella progettazione e nella realizzazione dell’opera e questa tendenza si è particolarmente consolidata, nei decenni, nelle Regioni del sud della Penisola, grazie ad un prevalente malcostume politico ed amministrativo, che le stanze del potere centrale hanno colpevolmente e spesso consapevolmente favorito. La storia non è certo cambiata con l’avvento del XXI secolo, poiché, a scorrere le notizie di cronaca, la sinfonia è la stessa e l’etica politica evidentemente conserva il proprio peccato originale.
     L’anomalia patologica era rappresentata da un sistema che si pensava albergasse altrove e che, si riteneva, con molta benevolenza e senso di autoassoluzione, non potesse certo intaccare l’operosa Lombardia, pur non immune da fenomeni di cattiva amministrazione e di distrazione del denaro pubblico. Nell’immaginario collettivo il centrosud del Paese, ma soprattutto il Sud, rappresentava il classico vaso di Pandora del servizio pubblico, cosicché, all’indomani della decisione di costruire il nuovo ospedale in terra orobica consegnando alla memoria dei posteri la storica area di largo Barozzi, si applaudiva ad una decisione che avrebbe potuto dimostrare, nelle aspettative della popolazione, come, in tempi rapidi, in sintonia con l’operosità tipicamente bergamasca, si sarebbe potuta realizzare una struttura di grande rilievo e di grande importanza collettiva, per la quale nessuno avrebbe osato pensare alle scatole cinesi della lievitazione dei costi e dei ritardi nella consegna. Invece, il nuovo ospedale, che verrà chiamato Papa Giovanni XXIII, si è trasformato proprio in quello che tutti speravano non diventasse, ovvero l’opera pubblica mangia-soldi che ha gonfiato oltre misura le spese di costruzione e realizzazione inizialmente previste.
     La Regione Lombardia ha infatti stanziato ulteriori 85 milioni di euro per far fronte in parte alla realizzazione della trincea antiacqua, necessaria per risolvere il problema delle infiltrazioni, che hanno impedito l’apertura dell’ospedale nel settembre del 2010 e in parte per interventi di opere complementari alla struttura, non previste nell’appalto principale, nonché per la fornitura di attrezzature sanitarie. Dalla Regione fanno sapere che non si tratta di costi lievitati, bensì di fondi, i cosiddetti fondi rotativi per l’edilizia sanitaria, finalizzati a fornire l’ospedale di sistemi diagnostici e sanitari per il proprio

      pagina 01 di 03
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Bergamo, Ritardo, Costi, Cause, Apertura, Ospedale, Papa Giovanni XXIII, Soldi, Regione, Responsabilità