A noi hanno tolto la speranza, ci hanno privato della fiducia nel domani, nel credere che tutto passerà e andrà meglio. A mettere al mondo un bambino, oggi, ci vuole coraggio, davvero tanto coraggio, e non solo perché non si ha la certezza di un lavoro che potrà mantenere lui e tutta la famiglia, ma perché ci si potrebbe svegliare domani mattina e scoprire che metà del globo verrà inondato dalle acque dei poli che si scioglieranno o… che ne so, invento, anche se ormai non è più tanto fanta-catastrofismo, il suolo su cui appoggiamo i piedi e le nostre case franeranno a causa del disboscamento o un libico esaltato sgancerà una bomba chimica sulla città.
     Che futuro avranno i nostri figli? Che mondo troveranno ammesso che ne rimanga uno? Quanto vorrei che mio nonno fosse qui ora, lui saprebbe darmi una risposta, magari non certa ma che di sicuro mi rincuorerebbe. A pensarci bene, però, l’insegnamento più grande me l’ha dato da piccola… mi diceva sempre: “Ricordati: Dio vede e provvede. Tu non fasciarti la testa finché non te la sei rotta.” E mi ha insegnato questa preghiera che ancora recito tutti i giorni: “Prendimi per mano Gesù mio, conducimi nel mondo a modo tuo, la strada è tanto lunga tanto triste e tanto scura ma io con te nel cuore non ho paura.”
     Grazie nonno, mi sento già meglio. Spero tanto che anche la nonna di quel bimbetto abbia una preghiera da insegnargli e a cui lui si aggrapperà in quei giorni di malinconia durante la vita.

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