IL PAZZO DI OSLO E IL DELIRIO DELL’IDENTITÀ
                                              di Massimo Jevolella

     Dopo le stragi di Oslo e dell’isola di Utoya cosa dovrà accadere ancora, prima che il “mondo libero” si liberi definitivamente dal demone ossessivo dell’Identità? Prima che “la rabbia e l’orgoglio” dell’Europa cristiana-celtica-germanica-slava-grecoromana siano seppelliti per sempre nel deposito delle scorie radioattive più letali della Storia?
     S’è abbattuta su di noi – su tutti noi – una tragedia che a buon diritto avrebbe dovuto scatenare nelle nostre coscienze lo stesso turbine di sgomento e di riflessioni che dilagò in Occidente all’indomani del terremoto di Lisbona del 1755. L’evento di allora fu naturale, quello di oggi è sociale e morale. Ma per molti aspetti non c’è differenza tra i due. La natura geologica e la natura umana si assomigliano al di là di ogni immaginazione. Un terremoto esplode in un solo punto, l’epicentro, ma questo punto è solo il fuoco di una tensione universale, di un sistema di forze ipogee che premono infaticabilmente verso il compimento di una catastrofe. Un pazzo che semina bombe in città e imbraccia un’arma tremenda per trucidare con metodica freddezza decine e decine di adolescenti inermi, e tutto ciò per difendere l’Europa dall’Islàm e dal “multiculturalismo”, ebbene quel pazzo è solo un punto, è un epicentro umano, ma il cataclisma che attraverso di lui s’invera è anch’esso il frutto di una tensione universale, di un sistema di forze aberranti che premono senza sosta nelle oscure profondità dei cuori verso il compiersi d’un cataclisma morale.
     E tuttavia l’effetto-Lisbona non c’è stato, se non in minima e timidissima entità. C’è stata ovviamente un’ondata di sdegno, accompagnata dai soliti commenti di prassi sui quotidiani, ma in meno di due settimane la notizia è scivolata fra i titoli di coda dei notiziari. La questione è passata nelle mani dei politici-cavernicoli come Mario Borghezio in Italia e Jacques Coutela in Francia, entrambi folgorati (salvo poi a recitare l’immancabile farsa delle precisazioni e delle scuse) dalle “ottime idee” del pazzo di Oslo, da loro spacciato a botta calda come un autentico paladino della civiltà cristiana occidentale. Il dibattito si è spento lì, nello squallore e nella vergogna. Perché? Filosofi e “maîtres-à-penser” avevano forse altro a cui pensare? E cosa dovrà accadere allora, prima che gli epicentri umani o disumani si moltiplichino nel gioco perverso degli specchi e delle emulazioni, in un’incontrollabile reazione a catena di odio paranoico e idiozia, di paura e vendette? Vedremo ben presto che il fulcro, la chiave di volta di questa follia criminale è l’idea ossessiva dell’Identità. Un’idea fondata sul puro

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