importante per tornare a vivere nella società, senza fuggire dal Cile. Il poderoso duomo dei domenicani ha resistito alla furia del sisma. I sopravvissuti di Santiago vi accorrono, assetati di misericordia divina. Quale migliore occasione di questa si offrirebbe ai due amanti, per mostrarsi in pubblico e avere la conferma che tutto è davvero cambiato? Jeronimo e Josephe vanno dunque in chiesa, si mescolano alla folla, trepidanti. Le note dell’organo, l’incenso, la commozione generale, poi il silenzio. Un sacerdote sale sul pulpito. Dice, tuonando, che il cataclisma è il segno dell’ira divina per i peccati umani. E agli assetati di misericordia, all’improvviso, ecco tornare l’antica memoria delle regole e dei dogmi, dei pregiudizi e delle pene spietate. Di colpo, le coscienze sono nuovamente ribaltate. Il mondo è ancora quello di prima. Le fantasie eccitate ora vedono soltanto immagini di roghi, capestri e mannaie. Il prete incalza, ha bisogno di esempi: e come non rammentare il sacrilegio dei due famigerati amanti? I capri espiatori sono fin troppo bene individuati. Jeronimo e Josephe tremano, tentano di nascondersi, ma un pio fedele li riconosce e lancia il grido: «Questi esseri senza Dio sono qui fra noi!... E tutta quella folla cristiana radunata nel tempio di Gesù, urlò: lapidateli, lapidateli!»
     La tragedia si compie, la metafora è perfetta. Il pazzo di Oslo è uno di questi giustizieri assetati del sangue di una qualunque vittima espiatoria. La religione del crimine, la fede perversa dell’Identità ha armato la sua mano. Non la semplice e consolatoria follia dei manuali psichiatrici. Il suo caso clinico fa parte del nostro sistema di valori. In lui c’è un’idea, che lo si voglia o no. La sua Europa Cristiana è un’idea criminogena fondata sul nulla, ma alimentata, purtroppo, da un’antica tradizione che agisce nell’inconscio collettivo come una droga. Gli adepti la chiamano fede. Ludwig Feuerbach, “L’essenza del Cristianesimo”: «La fede sfocia necessariamente nell’odio, a meno che la potenza della fede non trovi resistenza contro la potenza dell’amore e della giustizia. La fede per se stessa si pone al di sopra delle leggi della morale naturale. La sua dottrina è quella dei doveri verso Dio. Quanto più Dio è posto al di sopra dell’uomo, tanto più i doveri verso Dio stanno al di sopra dei doveri verso gli uomini, e vengono a trovarsi in contrasto con i doveri puramente umani. Dio viene rappresentato come un essere personale, autonomo, e la fede viene sentita come cosa distinta dalla morale e dall’amore. E non si replichi che la fede in Dio è la fede nell’amore, nel bene stesso, che dunque la fede è già un’espressione di sentimenti buoni. Le qualificazioni morali di Dio scompaiono nel concetto della personalità di Dio; l’essenziale è il soggetto, l’Io divino. Anche l’amore per Dio, in quanto amore per

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