della cordialità. E non è tutto. Il mondo intero è come svaporato in un sogno, in un’altra e fantastica realtà. L’umanità non è più quella di prima. È come se, in pochi minuti, il terremoto avesse spazzato via non soltanto mura possenti e superbi palazzi che sembravano dover durare eternamente, ma anche secoli di fedi, abitudini, idee e pregiudizi che chiunque avrebbe giudicato assolutamente incrollabili. Scrive von Kleist: «Pei campi, fin dove lo sguardo poteva arrivare, si vedevano uomini di ogni condizione starsene distesi o seduti, confusi gli uni agli altri: principi e mendicanti, dame e contadine, borghesi e operai, preti e religiose, commiserandosi a vicenda, questo portando aiuto a quello, l’uno offrendo amichevolmente all’altro un po’ di quanto aveva salvato sebbene necessario alla propria vita. Era come se la comune sventura avesse fatto di quanti ne erano scampati una sola famiglia. Invece delle insulse conversazioni che si scambiano nelle riunioni attorno ai tavoli da tè, gli uomini si narravano ora esempi di straordinarie imprese: esempi di infinita intrepidezza, di incurante sprezzo del pericolo, di abnegazione e di sacrificio estremo a Dio, di spontanea offerta della vita, come se questa, pari al più insignificante oggetto, fosse cosa da ritrovarsi dopo un istante. Gente a cui di solito nella società si era data poca importanza aveva dimostrato una grandezza eroica…»
     Il trauma, il terrore, il crollo improvviso di tutto, hanno sovvertito il mondo, risvegliato le anime dal sonno atavico delle illusioni, azzerato le miserie, le meschinità e le ignoranze. Nel dissolversi atroce delle antiche certezze, tutti hanno riscoperto il senso della fratellanza, dell’uguaglianza davanti a Dio. Un dolore li ha liberati. E un vuoto, un abisso s’è aperto nei loro cuori. Il sisma ha spaccato non solo la crosta terrestre, ma anche la dura corazza dei loro egoismi, egocentrismi e vanità. E affacciandosi per un istante su quel vuoto, tutti hanno visto in faccia la verità. Non sono state le dottrine o i ragionamenti raffinati a trascinarli nel breve cuore dell’illuminazione, ma il colpo ferale e salvifico della distruzione e della morte. Lì s’è compiuto il miracolo. Ma, ahimè, troppo folgorante e fugace per ridurre al silenzio i fantasmi malefici che, secondo una bellissima espressione coranica, incessantemente “sussurrano nei petti degli uomini”.
     Perché il racconto di von Kleist volge ora al suo epilogo spietato. Jeronimo e Josephe si addormentano, abbracciati, nella gioia, sotto le fronde di un melograno carico di frutti, “fra le cui fronde un usignolo cantava la sua limpida canzone”. Il giorno dopo, ripresi il coraggio e la fiducia nell’umanità, i due pensano già al loro futuro, s’immaginano sposi, e decidono di compiere un passo

        pagina 03 di 07
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Pazzo, Omicida, Oslo, Utoya, Norvegia, Strage, Bomba, Islàm, Mario Borghezio, Jacques Coutela, Massimo, Jevolella