L’ITALIA OSTAGGIO DI CONSERVATORI ED IMMOBILISTI
                                              di Pierluigi Piromalli

     La perdurante crisi economica globale ha emesso un crudele verdetto, cioè che l’Italia sta dando dimostrazione di essere un Paese avvitato su se stesso, privo di una direzione politica credibile ed ingessato nel corporativismo e nella logica conservatrice del suo popolo. Il governo Berlusconi, abbandonati ormai i proclami elettorali e l’ottimismo dilagante al quale il Premier attingeva a piene mani, sta dando prova della propria inconsistenza, stritolato da un sistema che impedisce ogni cambiamento riformatore. La manovra finanziaria è stata la spia di questo malessere cronico che attraversa la Penisola da nord a sud e i suoi continui aggiustamenti, culminati nell’approvazione del provvedimento, sono la conferma di una incapacità di trasformazione in un momento storico dove sarebbe opportuno avere il coraggio di abbattere le roccaforti dei privilegi e risanare le casse dello Stato. L'opposizione, dal canto suo, riesce solo a balbettare le solite litanie chiedendo le dimissioni del Presidente del Consiglio, agitando lo spettro dell’inevitabile caduta nel baratro, ma si defila quando occorrerebbe avanzare qualche concreta proposta che funga da cura alternativa per un malato sulla soglia dell’irreversibilità.
     In questa arena politica dove si susseguono dibattiti spesso evanescenti e i litigi tra le contrapposte forze parlamentari, c’è l'abominevole Casta che l’opinione pubblica ha eletto come totem da detestare e come icona di tutti i mali del Paese. Non è da oggi che si parla della Casta in questi termini, come non è da oggi che si scopre che il problema dell’Italia, al di là delle divisioni e delle partigianerie politiche, sta altrove ed è un problema profondo, storico, culturale e strutturale. Non si vuole scomodare certo la sociologia, ma è chiaro che le difficoltà nazionali sono riconducibili all’esistenza di un vasto blocco sociale conservatore il cui obiettivo è il mantenimento dello status quo e dell’immobilismo. Questo blocco ha dettato delle regole precise, non scritte, che prevedono che nulla può e deve cambiare e in qualsiasi contesto è pressoché impossibile pensare di poter costruire una propria aspettativa professionale o culturale, poiché le regole del blocco conservatore impongono precisi percorsi e il rispetto di protocolli consuetudinari che rallentano ed ingolfano la quotidianità generando ritardi, rinvii e paralisi per la crescita della nazione.
     Se a questo si aggiunge che regna sovrana la regola secondo la quale, a prescindere dagli interessi e dall’utilità sociale, chiunque si sente legittimato ad opporsi, anche strumentalmente, per la realizzazione di una discarica, di una

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