linea ferroviaria, di una centrale termica o nucleare, di una autostrada o di un aeroporto; si può ben comprendere come il Paese non possa certo sperare di acquisire l’auspicata competitività che consente di crescere per superare la crisi e per garantire un futuro soprattutto a coloro che si affacciano sul mercato del lavoro. È una costante che vale per tanti altri settori ed ambiti del Paese e l’elettore, ormai contrariato ed incattivito, è in realtà un elettore assuefatto ed abituato a subire il proprio avvenire, rivolto ad intercettare il piccolo o grande privilegio che possa agevolare la propria singola particolare condizione di rincorsa al beneficio.
     C’è, insomma, un assoluto bisogno di una politica capace di scrollarsi di dosso l’antistorica concezione dell’assistenzialismo anche camuffato e del privilegio rivolto ad oscure e poco note realtà disseminate a macchia d’olio sul territorio nazionale, di raccontare la verità di un Paese in declino e di adottare conseguentemente provvedimenti anche impopolari, i quali non siano solo frutto di spinte emotive, ma che siano effettivamente di utilità per il sistema Paese. Non c’è bisogno del Quirinale che esorti il Governo ad intervenire per evitare pericolose derive autoritarie o che rammenti che è necessario adoperarsi per superare crisi, dissensi o abbassare i toni del confronto istituzionale, ma occorre invece una politica capace di sostenere le forze sane della società e, al contempo, di rimuovere ogni ostacolo che frena lo sviluppo. Questa società non può più permettersi il lusso di tergiversare o rinviare la soluzione dei problemi a legislature future, sperando che l’economia possa ripartire e da sola guarire in un sol colpo decenni di generosi spargimenti di denaro pubblico. Finora la debolezza istituzionale è stata la conseguenza di un sistema sempre più ostaggio delle corporazioni e delle caste, che hanno delegittimato il potere di direzione della politica stessa, ma che in essa hanno cercato e cercano solamente l'appoggio necessario per la loro sopravvivenza.
     Il sistema si muove camaleonticamente, senza distinzioni ideologiche, utilizzando per i propri interessi tutto l'arco della rappresentanza parlamentare e in queste settimane di febbrili tentativi di uniformare la manovra finanziaria alle rigide direttive dell’UE, si è assistito ad una rappresentazione molto teatrale allorché tutte le forze di governo si sono mostrate incapaci e timorose di esprimere indirizzi incisivi e coerenti, di sostenere scelte dure, perché di fatto totalmente in balia del blocco conservatore, che mantiene la nave in alto mare senza consentirle di raggiungere alcun utile approdo.

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