interpretati come tentativi di nascondere qualcosa, trincerandosi dietro quella apparente normalità che irrita i soloni dell’informazione, rimasti orfani di notizie fresche da commentare.
Pur di rendere più spettacolare e vivace la cornice del mistero, si è addirittura tentato di stimolare reazioni come quella della madre di Sarah Scazzi, la quale si è lamentata poiché, a suo parere, per la figlia non si sarebbe fatto ricorso agli stessi strumenti investigativi utilizzati per Yara. Premesso che la stessa domanda dovrebbe essere rivolta alle famiglie di quel migliaio di bambini e ragazzini scomparsi in Italia solo nell’anno 2009, che non hanno avuto il privilegio di accedere ai canali dell’informazione, l’unica risposta plausibile per comprendere questa invasione di campo in vicende strettamente private non può che essere riconducibile allo sciacallaggio giornalistico che purtroppo, in nome dell’indice di gradimento televisivo, sacrifica il diritto dei singoli creando scale gerarchiche sociali e territoriali che offendono la dignità della persone e che violentano l’imparzialità dell’informazione.
|
|
|