Chiudete gli occhi, oggi facciamo un test. Concentratevi… Pronti? Se vi chiedo “che colore ha il Natale” voi cosa mi rispondete? Vediamo… Rosso? Sì, certo, il rosso è il colore preponderante, rosso è il vestito di Babbo Natale, rossa è la Stella di Natale, la pianta che ci farà compagnia in tutto questo periodo… Poi, un altro colore? Verde, argento? Sì, certo, l’albero di Natale è uno splendido pino verde e d’argento possono essere le decorazioni che mettiamo sullo stesso. Che ne dite dell’oro? Già, oro a profusione a Natale: nelle decorazioni natalizie, sulle carte regalo, negli addobbi natalizi. Oro è un grande colore a Natale, oro rende le cose, anche le più umili, più belle. Peccato di vanità, peccato enorme in questo periodo di ristrettezze economiche che stanno investendo l’Italia? Dai, concediamocelo, almeno a Natale per un attimo sogniamo un mondo migliore, un mondo dove le ricchezze siano equamente divise… vabbè, non divaghiamo, questi sono altri discorsi un po’ troppo utopici.
Questo mese vi vogliamo parlare di quello che in terra d’Africa viene chiamato “l’olio d’oro”, a sottolineare il suo carattere raro e preziosissimo. Si tratta dell’olio di Argan, viene ricavato da un albero maestoso, l’Argania spinosa, e da secoli è usato dai popoli berberi del deserto nella medicina e nella cosmesi tradizionale. Negli ultimi tempi, lo avrete senz’altro notato, sempre più presente sui banchi delle profumerie, in varie formulazioni, in quanto la cosmesi moderna lo ha scoperto e lo sta utilizzando largamente proprio grazie alle sue proprietà nutrienti, rigeneranti e rivitalizzanti, adatto quindi ad entrare nella formulazione di prodotti protettivi e restituitivi per il corpo e il viso.
Conosciamo meglio questo antico ingrediente della cosmesi. Innanzitutto, l’albero dal quale viene ricavato non cresce ovunque, anzi, i 20 milioni di esemplari dell’albero di Argania spinosa sono tutti riuniti in una immensa foresta di 800 mq, alle porte del Sahara, e tale foresta rappresenta l’ultimo baluardo di fertilità prima dell’immenso deserto. Con le sue potenti radici, quest’albero, che vive fino a 200 anni, mantiene fertile la terra attorno a lui lottando quindi contro la desertificazione del suolo e creando un delicato ecosistema che, nel 1998, l’Unesco ha definito “Riserva della biosfera”. Questo albero è molto importante per le popolazioni locali: le foglie servono come foraggio per le capre, il legno del tronco viene usato per le costruzioni, mentre i gusci dei suoi frutti vengono bruciati come combustibile. Dai semi dei frutti, invece, che sono del tutto simili alle olive, viene estratto, con un lungo e laborioso processo