La complicità di Clemente V nello sterminio dei templari non basta a spiegare del tutto l’episodio della rue de Gourguillon. A Lione il Tempio aveva un centro, localizzato in un intero quartiere, di assoluto rilievo e privilegio. Vi si praticava, secondo alcuni, il culto segreto di Baphomet (deformazione del nome Mahomet), una sorta di osceno dio pagano, rappresentato da un essere alato e androgino, con barba da maschio, mammelle da donna e la testa cornuta di un diavolo. Così Jacques de Molay e i suoi templari furono accusati di idolatria e di infamante satanismo. E si favoleggiava già, quando Clemente V fu eletto pontefice, dell’esistenza di una chiesa segreta che aveva il suo centro a Lione e sottostava alla guida di un “papa nero” di cui nessuno conosceva l’identità. Era lo stesso de Molay? O un misterioso adepto delle sette eretiche catare che erano state annientate un secolo prima nel sud della Francia? Una cosa comunque è certa: quando quel pezzo di muro crollò sul corteo regale e papale nel 1305, molti a Lione pensarono che l’incidente fosse stato provocato dai sicari del “papa nero” templare.
     Da quel momento Lione si circondava, di fatto, dell’aura magica e anche satanica che fino a oggi resterà vivissima: infatti è tuttora il centro di molti movimenti, più o meno segreti, che si rifanno nello spirito e nei riti alle antiche tradizioni esoteriche prosperate per secoli nella città, sotto il segno di Lug, di Cibele, di San Giovanni e della Vergine Maria.
     La storia di Lione, tuttavia, è costellata anche di prodigi. Uno strano signore dall’accento italiano, circondato da una piccola corte di fedeli, era giunto in città nell’autunno del 1784 e si era stabilito all’hotel de la Reine, vecchio albergo del quai Saint-Clair. Il signore si faceva chiamare Phoenix e diceva d’essere un conte, oltre che gran maestro di medicina ermetica e di alchimia. Aveva un segretario assistente di nome Rey de Morand, lionese, e una donna, Lorenza, che celebrava riti arcani nelle vesti della sacerdotessa di Iside. I frammassoni della loggia detta La Bienfaisance piangevano a quell’epoca la morte recente di un loro veneratissimo fratello, Prost de Royer, che negli ultimi anni della sua vita aveva diviso tutti i suoi beni con i poveri della città, riducendosi in miseria. Il conte Phoenix – che in realtà era Vincenzo Balsamo, alias Cagliostro, e che di lì a poco avrebbe fondato a Lione la loggia massonica di rito egiziano – promise ai fratelli della Bienfaisance che un certo giorno, a una certa ora, lo spirito di Prost de Royer sarebbe ridisceso sulla terra, materializzandosi dinanzi a loro, come già Cristo aveva fatto con gli apostoli dopo la sua morte e risurrezione. I frammassoni, benché increduli, decisero di assistere al prodigio e, con loro somma meraviglia, il 20 ottobre 1784 videro apparire lo spettro del loro venerato maestro, che con dolcezza li benediceva.

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