fascisti, il nostro comandante era un tedesco. Un giorno mentre ero in giro ho conosciuto un ragazzo del posto che era scappato ed era tornato a piedi dalla Jugoslavia, che mi ha detto: ”cosa fai ancora qui, sono scappati tutti e tornati nelle loro case!
     Il 27 settembre decido di tornare a casa anch’io, eravamo lì da 20 giorni e non era successo ancora niente; i militari che dovevano arrivare e con cui avremmo dovuto essere mandati in Germania non erano arrivati. Vado a casa di questo ragazzo che mi aveva spiegato dove abitava, mi metto gli abiti civili che mi dà, lascio le armi e la divisa e parto per tornare al mio paese.
     Vado a piedi fino alla stazione di Faenza dove prendo il treno e a due chilometri da Bologna il treno ha iniziato ad andare piano per consentire, a chi voleva, di scendere dal treno.
     In stazione a Bologna c’erano i controlli dei militari tedeschi. Io sono sceso e ho continuato a piedi, fino a prendere il treno più avanti e per Padova. Riesco ad arrivare a Padova verso le 11 di sera, mancavano 10 minuti al coprifuoco, ma conoscendo bene la città ho fatto tutte le strade secondarie ed ho raggiunto un piccolo paese che si chiamava Terranegra e mi sono coricato sotto una vigna di vino Clinton, non riuscivo a dormire, malgrado la stanchezza, dal profumo intenso dell’uva. Sono ripartito appena chiaro e mi sono incamminato verso casa, alle 9.00 di mattina ero a casa.
     Ho rivisto mia madre, mio fratello Ottorino e mia sorella Gina che erano felici di rivedermi. Il fratello più vecchio invece era prigioniero in Inghilterra, catturato durante la guerra in Africa.”
     Il rientro a casa
     “Rientrato a casa la situazione familiare era disastrata, c’era la mamma che si dava da fare per mantenere noi figli andando a lavorare nei campi quando la chiamavano e veniva pagata in cibo, mio fratello più giovane era spesso ammalato e non aveva molta voglia di lavorare. Così sono tornato a fare lo stracciaio e guadagnavo qualche soldo che serviva alla famiglia.”
     Divento partigiano
     “La situazione politica era difficile, Mussolini aveva costituito la Repubblica di Salò, gli alleati erano arrivati a Roma. Io vengo chiamato da un amico a far parte della Brigata d’Assalto Garibaldi per la liberazione dell’Italia dal fascismo, ma prima di questo ho fatto parte del comitato comandato da Guido Negri, di quella che poi sarebbe diventata la Democrazia Cristiana.
     A quelli che aderivano veniva garantito oltre alle armi anche aiuti

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