potuto ricevere visite in prigione dopo una settimana, gli altri come me dopo un mese di prigionia.”
     Vengo liberato
     “Mentre ero in prigione in condizioni pessime ho avuto problemi di infezione e non mi sono potuto tagliare la barba, sono rimasto rinchiuso fino al 27 aprile del 1945, quando il comitato di Liberazione di Padova ha ordinato al direttore delle carceri di liberare tutti i detenuti politici. Ci hanno riuniti tutti in cortile e in ordine alfabetico siamo stati chiamati e fatti uscire a gruppi di cinque.
     Mentre mi trovavo in cortile c’era uno zio di una mia vicina di casa, di nome Pasquale, che mi ha detto di aspettarlo fuori che saremmo andati a casa insieme, ma all’uscita siamo stati allontanati dalle guardie perché era pericoloso fare gruppo, non potevamo fermarci a gruppi di più di tre persone. Così, conoscendo bene Padova, per vie traverse io con un paio di compagni rientro al paese. Tra il paese di Rio e di Ponte San Nicolò abbiamo sentito suonare l’allarme e abbiamo deciso di attraversare il ponte di corsa con la paura che venisse bombardato, io e i miei amici ce l’ abbiamo fatta a passare e a salvarci, ma lo zio della mia vicina è rimasto proprio sotto il bombardamento.
     Strada facendo incontriamo un fascista che stava scappando carico di roba da mangiare, gli abbiamo requisito il mangiare ma lo abbiamo lasciato andare. I fascisti si erano ritirati e stavano scappando verso la Jugoslavia dove c’erano ancora i tedeschi. In Jugoslavia c’erano però anche tanti partigiani comunisti che hanno contribuito attivamente alla liberazione del proprio paese avvenuta dopo.
     Nei paesi liberati sono state occupate le caserme dei carabinieri che non si chiamavano più così ma erano state chiamate Guardia Nazionale Repubblicana. È iniziata così la rappresaglia con la ricerca dei fascisti, ma molti erano già scappati.”
     Gaspare adesso ha 86 anni, a seguito del pestaggio ricevuto ha riportato un trauma cranico che gli ha provocato un tremore alle mani che accentuato dall’età oggi è ancora più evidente. A volte non ricorda alcune cose, ma la sua memoria riferita a quel periodo è vivida e forte e racconta sempre volentieri e con passione il suo vissuto.
     Gaspare è mio padre ed io sono molto fiera di lui.
     Per lui e per tutte le persone che come mio padre vogliono lasciare la testimonianza di sé alla propria famiglia, ho deciso di mettermi in umile ascolto e scrivere.

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