avvicinando e non volevamo arruolarci con i fascisti.
     A settembre i tedeschi hanno iniziato a fare dei camminamenti, trincee lungo il fiume Adige, io sono andato ad aiutare a scavare in quanto era stata data la notizia che le persone che avrebbero contribuito al lavoro, avrebbero ottenuto l’incolumità e ci rilasciavano un tesserino che consentiva di essere liberi di muoversi. Questo fino alla fine del 1944.”
     L’arresto
     “L’11 gennaio del 1945, mentre mi trovavo a letto, di notte si presentano i fascisti che mi prelevano e mi portano fino a Piove di Sacco a piedi, nella neve. Insieme a me erano state prelevate altre due persone. Con i fascisti c’era anche un delatore che aveva indicato ai fascisti di fermarsi in una fattoria dove è stata fatta una perquisizione minuziosa.
     In un nascondiglio sotto la stalla degli animali è stato trovato il comandante della Brigata Garibaldi che è stato portato insieme a noi in una sessione del partito fascista e il giorno dopo siamo stati trasferiti in una scuola dove era stato allestito un comando, il comandante si chiamava Tonino Allegro.
     Sono stato rinchiuso in un sottoscala insieme ad altri. Prima di me sono stati interrogati altri due ragazzi; il primo ad essere interrogato è tornato nel sottoscala in pessime condizioni, pieno di lividi. Mi hanno preso per ultimo e portato su per essere interrogato, mentre salivo vedevo le scale che sembravano quelle di una macelleria, tutte sporche di sangue. Nella stanza dove vengo condotto ci sono sia il comandante che il vicecomandante, nel nascondiglio dove i fascisti hanno trovato il comandante della Brigata hanno rinvenuto una lista di nomi dove risultava anche il mio.
     Inizia il mio interrogatorio: sette uomini di grossa corporatura tutti armati di manganelli guantoni e oggetti per il pestaggio erano nella stanza, il comandante mi chiede il nome e mentre rispondo ricevo la prima legnata con un nervo di bue, poi prendo un pugno da un altro; il comandante voleva sapere se avevo un’arma ma davanti alla mia negazione ho continuato a ricevere botte.
     Finito il pestaggio sono stato riportato di peso nel sottoscala insieme agli altri compagni di sventura, sanguinavo abbondantemente dalla testa, uno di quelli imprigionati con me vista la situazione ha chiesto di andare in bagno ed è rientrato con le tasche piene di neve per cercare di fermare la mia emorragia.
     Il giorno successivo siamo stati tutti caricati su un camion militare e portati in prigione a Padova, altri si sono presentati volontari con le armi a costituirsi, solo pochi sono rimasti alla macchia. Quelli che hanno restituito le armi hanno

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