Come citato nella Pentecoste manzoniana il Cristo è venuto per tutti, anche per i potenti e gli indegni; ha portato un messaggio di vera pace (il Dio che si fa uomo, soffre fino alla morte, vince il male e lascia se stesso da mangiare a quelli che ha sconfitti…). Il testo evangelico sottolinea però la difficoltà di accettare questa proposta di vita (il giovane ricco non se la sente di rinunciare alle proprie ricchezze e “triste” si allontana da Gesù; il “più facile che un cammello passi nella cruna di un ago che un ricco nella porta del cielo…”). Ancora oggi questa proposta di vita fa paura ai militanti di altre religioni che sentono vacillare il loro potere di fronte al messaggio di verità proclamato di più umili e insignificanti.
La storia ci insegna che la verità è una sola ed ha alla base la giustizia e l’amore: in quale fascia della società troviamo ancora oggi questi valori? Noi semplici, anche se spesso non vogliamo accettare di essere creature deboli ed a volte ci consideriamo padroni della scienza e della vita, cerchiamo di lottare con la nostra umiltà (quale differenza nell’idea manzoniana dell’umile, di colui che si piega fino a terra, ma non si rompe e sa che si rialzerà vincitore, e quella del vinto verghiano, che è rassegnato alla vita così com’è, che nei vari strati sociali è sopraffatto da qualcosa contro cui non può alcunché), con il nostro esempio per migliorare chi ci circonda e, senza falsa modestia, per affermare il nostro valore di libertà: nessuno potrà impedirci di pensare!
Sembra che il potere sia di chi urla e si crede immortale: poveri esseri insoddisfatti che lasceranno forse i loro nomi negli annali della storia, ma che non potranno costruire alcunché senza l’impegno di coloro che non saranno ricordati nei libri di storia, che non urlano e non lanciano proclami, ma che popoleranno i prati dei cieli dove “…è silenzio e tenebre la gloria che passò” (Manzoni, 5 maggio).
A tutti comunque l’augurio di un Paradiso post mortem…
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