CE L’HA DETTO MANTEGNA: L’ARTE È PER TUTTI
Lezioni d’arte in BrosetAlta nelle serate “Vivi Bergamo il giovedì”
di Federica Nurchis
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L’arte è per tutti. Certo, assodato. Ce l’ha insegnato Mantegna nel 1961, quando la mostra del grande padovano nelle sale di Palazzo Tè a Mantova sbancò i botteghini, registrando uno strabiliante successo di pubblico, per la prima volta davvero popolare, che fece dire ad Alberto Arbasino nei suoi Fratelli d’Italia: “una prima mostra, come una prima comunione”.
Ce l’hanno ricordato due anni dopo i Fratelli Fabbri Editori, con i loro «Maestri del Colore», primo fascicolo dedicato proprio a Mantegna, in edicola a 350 lire l’uno; così economici, ma di costante livello scientifico, che si potrebbe scommettere che tutti, rovistando in soffitta, ne troveremmo qualche d’uno, magari ereditato da chi a quell’epoca contò nel grandissimo numero di acquirenti che fece della serie la prima pubblicazione artistica “di massa”.
Se cinquant’anni dopo è ormai un dato appreso che l’arte è questione democratica, lo dobbiamo a questi antefatti, che solcarono il sentiero della divulgazione di qualità; tanto vale non solo per l’arte che dà contenuto a mostre e musei, ma anche per quella esposta nelle gallerie e nelle botteghe antiquarie.
L’antiquario e il gallerista, nella loro funzione originaria, sono da tempo immemore coloro che salvano l’arte dalla distruzione per offrirla all’amore del collezionista e alla società; uomini che “fanno cultura”. Vanno alla ricerca degli oggetti che arredano le loro gallerie, siano essi antichi o contemporanei, con il fiuto del segugio e la passione del collezionista, che in primis li investe; se chiedete a un qualunque mercante d’arte vi dirà che è un mestiere che non si può fare senza amore per ciò che si vende.
Questo amore lo spiegano volentieri a chiunque passi dai loro negozi, anzi, sono personaggi rari che ancora possiedono l’ardore di trasmettere la fatica della loro costante indagine, come uno Sherlock Holmes dei tempi moderni, intento a scovare pezzi inediti e curiosità. Un sapere che amano raccontare al di là dell’aspetto monetario connesso al loro lavoro, come un fatto di cultura dedicata a tutti. È questa la dimensione culturale che intendono recuperare i mercanti di via Broseta in occasione delle manifestazioni “Vivi Bergamo il giovedì”, le quali, per il successo della scorsa estate, si sono guadagnate l’appellativo dal sapore iberico di “movida”.
Nelle serate, prima data il 16 giugno, dalle 20.00 alle 22.30, in occasione degli eventi organizzati dal Comune con la collaborazione del Distretto Urbano del
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