zone vergini - fatta eccezione per le aree vincolate ed inedificabili - in città e provincia. Una presa di posizione, insomma, che conferma come la Lombardia e la bergamasca appaiano sempre di più terra di conquista per il “mattone”, con incessante erosione del territorio per i più disparati scopi. Del resto, girando in lungo e in largo la provincia si scopre, per esempio, come sia elevato il numero di capannoni ad uso industriale costruiti in un batter d’occhio e con una rapidità singolare, come se si dovesse soddisfare una crescente domanda di mercato frustrata dalla mancanza di adeguate offerte. È evidente, invece, che la regola dominante sia ancora quella della speculazione edilizia che, nella terra, per antonomasia, della sperimentazione, privilegia gli interessi delle lobby degli impresari edili deprimendo le lecite aspettative di una collettività perennemente sollecitata dal proliferare di costruzioni che si incastrano in modo schizofrenico nel panorama urbano senza soluzione di continuità.
     Il nascente complesso Briantea Nord, che sorgerà di fronte al centro commerciale Zebra, altro simulacro che si incrocia sulla strada per raggiungere la “cittadella dello shopping”, sviluppatasi intorno al primo centro commerciale orobico, andrà ad aggiungere un altro tassello in una zona già satura di tali insediamenti, confermando quell’orientamento distorto che non stenta a correggersi, ma che evidentemente considera il territorio come una mera fonte di approvvigionamento economico.
     Stesso discorso vale ovviamente per l’edilizia residenziale, la quale propone a getto continuo soluzioni per tutti i gusti anche se, numeri alla mano, molte unità abitative di nuova realizzazione rimangono per molto tempo invendute, rafforzando il sospetto che si costruisca senza reale necessità di farlo. Nonostante ciò non si ferma l’assalto a tutto quello che è edificabile o riqualificabile e gli enti locali, stretti nella morsa dei patti di stabilità e delle manovre economiche finanziarie sempre più severe, non possono far altro che gongolare abbeverandosi alla sorgente degli oneri di urbanizzazione come linfa per la loro sopravvivenza finanziaria.
     Chiaro che non si potrà perseverare in questa direzione, perché vorrebbe dire avallare l’approvazione di piani regolatori e di piani integrati per il territorio senza valutare l’impatto che i progetti edificatori, qualunque essi siano, determineranno nel contesto ambientale e nel tessuto urbano. È sintomatico che varcando i confini dell’opulenta ed operosa Lombardia la tendenza sia ben diversa a giudicare dagli scenari che scorrono percorrendo strade e autostrade e personalmente non credo che lo sia per una sorta di candore amministrativo o di

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