NELLA “BOTTE” PICCOLA C’È IL… LIBRO BUONO!
                                              di Luca Rota

     L’editoria indipendente italiana è una risorsa culturale inestimabile.
     Si è da poco concluso uno degli eventi più importanti d’Italia, dedicati alla piccola e media editoria o, con definizione anche più appropriata, editoria indipendente, peraltro svoltosi come consuetudine appena oltre i confini provinciali bergamaschi: la Rassegna della MicroEditoria, a Chiari, giunta alla 10° edizione in un crescendo costante di pubblico e di consensi.
     Non perdo l’occasione di visitare diversi eventi del genere nel corso dell’anno e senza dubbio Chiari contende a Modena, rassegna di genere e sostanza simili, di norma in programma a Marzo, la palma della migliore manifestazione per il settore, un settore, quello degli editori indipendenti, schiacciato (quasi inutile rimarcarlo!) tra l’oligopolio dei grossi nomi dell’editoria nazionale, sempre più simile a una industria merceologica che a un comparto culturale, e le regole che conformano il mercato nazionale, dettate per la gran parte da quegli stessi grossi gruppi editoriali e, ovviamente, a principale loro vantaggio. Se a ciò si aggiunge la deprecabile scarsa propensione alla lettura che gli italiani da tempo manifestano, la quale si compendia in quel terribile dato certificante che i due terzi della popolazione non legge nemmeno un libro all’anno, ne scaturisce un vero e proprio campo minato per quei soggetti del mercato editoriale nostrano che non abbiano spalle forti e appoggi economico-finanziari sicuri (almeno sulla carta, che sovente l’economia malata della nostra epoca rivela straccia, ma tant’è), costretti a procedere a piccoli passi col rischio costante di saltare per aria, ovvero di chiudere perché schiacciati dai grandi editori che monopolizzano librerie, spazi promozionali e attenzione mediatica, e soffocati conseguentemente dalle vendite troppo scarse.
     Eppure, appunto perché visito assai spesso questi eventi e dunque vedendo coi miei occhi quanto in essi l’editoria indipendente propone, così come sfogliando i libri editi ovvero chiacchierando con tanti editori, posso affermare con convinzione che la qualità letteraria che spesso trovo tra di essi ben più raramente riesco a trovarla nelle grandi e scintillanti “kermesse”, nelle quali la grande editoria la fa da padrona più o meno assoluta. A Chiari ne ho avuta un’ennesima conferma: ho visto libri di valore letterario notevole se non eccelso, particolari, originali, alternativi, sperimentali, per di più curati amorevolmente nel formato e nella grafica da editori che, volenti o nolenti, non possono occuparsi del valore delle proprie azioni in Borsa, ma conservano ancora la

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