biodegradabili; invece, complici una certa vaghezza nella legge, la mancanza di decreti attuativi e di sanzioni ben precise per chi trasgredisce la norma e rinvii legislativi vari, i nuovi sacchetti bio hanno fatto la loro comparsa, ma le borse tradizionali non sono del tutto sparite dal mercato, affiancate dal fenomeno abusivo delle “finte” borse ecologiche, generando non poca confusione nella mente del consumatore. Per cercare di mettere un po’ di ordine, è stato emanato nel nostro Paese lo scorso gennaio una nuova legge, questa volta promossa dal governo tecnico Monti, un nuovo decreto “Milleproroghe”, che definisce in modo chiaro ed univoco quali sono i criteri di biodegradabilità di una borsa e la messa al bando definitiva dal 31 luglio 2012 delle shopper di plastica.
     La normativa fa riferimento allo standard Uni En 13432:2002 utilizzato in tutta Europa per identificare le shopper biodegradabili e compostabili. Cosa significa? Questi sacchetti sono ecologici al 100% e possono essere utilizzati per la raccolta della frazione di umido dei rifiuti alimentari (scarti di cucina, fondi di caffè, avanzi di cibo ecc.) in quanto sono realizzati a partire da materie prime vegetali, quindi si dissolvono durante il compostaggio dei rifiuti senza inquinare. Invece, i sacchetti oggi perlopiù in commercio, nonostante gli accattivanti messaggi ecofriendly, sono prodotti con derivati dal petrolio, quindi non utilizzabili nel compostaggio dei rifiuti organici. Traggono in inganno il consumatore perché sono molto più fragili rispetto ai tradizionali sacchetti di plastica e sono sensibili alla luce solare, ma, anziché sciogliersi totalmente, si frammentano in minuscole particelle di plastica che rimangono nell’ambiente ed inquinano.
     Come si riconoscono le vere buste ecologiche da quelle false? Innanzitutto, deve essere riportato sul sacchetto la dicitura “prodotto biodegradabile conforme alle normative comunitare En 13432” e deve essere indicato anche l’organismo di certificazione che ne attesta la conformità. In alternativa, alcuni produttori appongono sul sacchetto scritte generiche tipo “Ok compost” o “Compostable”, ma a seguire deve essere indicato un codice univoco che ne garantisce la tracciabilità.
     Tutto a posto allora, con questo nuovo decreto ci salviamo dalla plastica? Troppo bello per poter essere vero. Purtroppo, il DL specifica che la nuova normativa riguarda soltanto le buste da asporto, cioè quelle dove si mette fisicamente la spesa… i sacchetti trasparenti e i guanti usa e getta utilizzati nei supermercati per prendere la frutta e la verdura ne sono esenti, quindi nulla cambia in questo caso, sono in plastica, sono tanti e continueranno a soffocare il

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