oppure sa ma non vuole ricordare. L'obiettivo principale del percorso dei Ribelli della Montagna è proprio quello di farsi ascoltare, di dare modo a questa gente di ricordare, di capire, di scegliersi una parte e, nel caso, poter dire la propria, di poter dire, magari "no, voi a Rovetta non potete entrare".
     I Ribelli della Montagna hanno l'umiltà però di sapere quanto questo possa essere difficile. Il non essere radicati nel territorio, l'essere sempre e solo un estraneo qualunque, come loro, è la loro debolezza, ma anche la loro forza. La consapevolezza di non doversi nascondere, del poter stare a testa alta ed agire sempre, alla luce del sole.
     IL DOSSIER
     L'idea del dossier nasce dall'esigenza di rompere la coltre di indifferenza e disinformazione che circonda il raduno di Rovetta. In poche pagine si è tentato di dare una descrizione il più possibile fedele ed oggettiva di cosa succeda realmente a Rovetta ogni ultima domenica di maggio da più di vent'anni.
     Abbiamo già detto come il raduno sia molto di più di una semplice commemorazione, ma peccheremmo di superficialità se ci fermassimo unicamente alla sua descrizione come di una "semplice" parata di apologi del nazifascismo. Il raduno di Rovetta è un laboratorio politico, una scuola di formazione delle nuove generazioni: i vecchi repubblichini vedono nei giovani camerati coloro che possono raccogliere la bandiera della RSI e portare avanti i "valori" che li hanno animati mentre collaboravano con i nazisti tedeschi. Per fare questo in tutta tranquillità hanno bisogno di nascondere la vera natura della commemorazione: negli anni sono stati in grado di far passare la versione secondo cui il raduno non sarebbe altro che una pacifica riunione di anziani signori venuti a ricordare i propri amici caduti in guerra.
     La diffusione di questa visione distorta è stata aiutata anche dal fatto che le istituzioni preposte ad intervenire sia politicamente che penalmente di fronte ad una palese apologia di fascismo hanno preferito lasciare correre, considerando il raduno come il "minore dei mali". Una contrapposizione, secondo loro, avrebbe portato più problemi che altro.
     È anche grazie a questo atteggiamento che negli ultimi anni al raduno di Rovetta partecipano sempre più persone e sempre più giovani. In contemporanea con la falsificazione della vera natura del raduno viene propagandata una memoria distorta dei fatti di Rovetta: la fucilazione dei repubblichini non è più un atto di guerra, ma una vendetta sanguinosa e barbara operata da feroci partigiani a guerra finita. Anche quest'opera di disinformazione è strumentale

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