Questa struttura è convenzionata al S.S.N. e per avere informazioni rispetto alla richiesta di ricovero a chi ci dobbiamo rivolgere?
     “Sì, è convenzionata. C’è una domanda unica per tutte le RSA; essa viene portata all’assistente sociale della struttura, c’è una lista d’attesa di minimo sei mesi, ma quello che noi facciamo diversamente da altre strutture è proporre, nell’attesa, altre soluzioni. Ci sono tre Centri Diurni, la cooperativa La Meridiana ne gestisce uno qui a San Pietro, un altro a Costa Bassa e uno a Bellusco. Ci sono altre strutture che stanno nascendo, come i mini alloggi, ma sono per pazienti che hanno un lieve decadimento cognitivo e che hanno bisogno solo di supervisione.”
     A suo parere, c’è qualche speranza nel futuro di rallentare la malattia o di miglioramento della qualità di vita per chi si ammala di Alzheimer?
     “Sulla terapia farmacologica non mi posso esprimere, in quanto non sono abbastanza competente, ma quello che posso augurare è che ci sia veramente una rivoluzione culturale sull’Alzheimer. Vorrei che questa patologia non sia ghettizzata, stigmatizzata solo come malattia, ma che venga fuori questo ‘essere persona dell’Alzheimer’ per cui si possono fare davvero tante cose, anche senza farmaci. Le persone, qui, stanno veramente bene, i problemi di comportamento si sono ridotti, i pazienti che arrivano da casa dopo alcuni mesi in questo nucleo migliorano, i familiari non li riconoscono più, per cui ci viene da chiedere… ma queste persone avranno veramente l’Alzheimer? Perché in effetti loro stanno veramente bene e tutto questo lo fanno le persone che lavorano qui e l’ambiente. Spero davvero che nella società ci sia questo cambiamento nella percezione della malattia e la valorizzazione degli aspetti che ancora ci sono della persona.”
     Quali sono i suoi prossimi obiettivi?
     “È molto importante lavorare sulla domiciliarità e su quello che vive il paziente a casa propria; seguire la famiglia e insegnare alla stessa a gestire il proprio caro a domicilio è già un progetto importante. Un’altra cosa importante è l’assistenza al paziente terminale: in questa fase, una assistenza attenta e un gestione non farmacologica di questo momento è un altro obiettivo importante. Qui, già ci sono delle parti della struttura dove si fanno delle cure palliative per gli stadi avanzati della demenza e quindi si può lavorare di più in questi due stadi, quello proprio iniziale e quello finale della malattia.”

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