OSPEDALE E MAGISTRATURA, VORAGINE DI RISORSE PUBBLICHE
                                              di Pierluigi Piromalli

     Recentemente si è molto discusso, a livello locale, di due spinosi argomenti che coinvolgono la comunità bergamasca e che, per diverse ragioni, offrono spunti di amara riflessione per l’ennesima dimostrazione di sperpero di denaro pubblico e di decisionismo deleterio delle pubbliche amministrazioni. Il primo esempio è fornito dal nuovo ospedale Papa Giovanni XXIII, che è entrato nell’occhio del ciclone per i molteplici problemi che hanno afflitto e affliggono la struttura, la quale, in realtà, avrebbe dovuto già essere operativa da almeno un anno, ma la cui apertura, a causa delle note vicende legate alle infiltrazioni d’acqua conseguenza delle condizioni idrogeologiche del terreno, rimane ancora un’incognita. Il Direttore Generale dei Riuniti ha garantito, forse più per sedare il fastidio scomposto dell’opinione pubblica che per reale consapevolezza, che il nuovo ospedale aprirà i battenti entro il prossimo mese di ottobre, spiazzando coloro che si erano affrettati a considerare l’opera come l’ennesima conferma del perverso sistema nostrano che macina risorse collettive e che fa lievitare i costi delle opere pubbliche.
     Premesso che la dichiarazione, allo stato attuale, appare poco credibile e oggettivamente fuorviante, va precisato che, oltre alle infiltrazioni d’acqua e alla realizzazione della famosa trincea drenante, sulla quale si è a lungo dibattuto lo scorso anno, si sono aggiunte anche altre anomalie costruttive, le quali suonano come un campanello d’allarme per l’affidabilità di una struttura neonata. Poiché la soluzione della trincea antiacqua rappresenta il prodotto del vizio originale di questo megaprogetto, ovvero la scelta di un sito acquitrinoso e puntualmente snobbato dai grandi costruttori privati, rimane il fatto che le ulteriori problematiche evidenziate non hanno certo contribuito a rendere florida ed efficiente l’immagine di Bergamo, costretta a convivere con questo scomodo problema non certo di poca rilevanza. Si aggiunga, al di là delle diatribe culminate con il contenzioso giudiziario in corso tra l’azienda ospedaliera e la società appaltatrice Dec per lavori extracontrattuali e oneri aggiuntivi per circa 150 milioni di euro, che il costo dell’ospedale è lievitato alla stratosferica cifra di oltre 540 milioni di euro rispetto a quella originariamente preventivata di 340 milioni circa, con una differenza di circa duecento milioni, che si commenta da sola.
     Ora, nel mirino della magistratura e della Guardia di Finanza sono finiti gli appalti principali affidati all’impresa Dec S.p.A. di Bari, i finanziamenti di denaro

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