che continuano a piovere sull’ospedale da parte della Regione e l’accertamento, a vario titolo, delle responsabilità di chi ha concorso alla realizzazione dell’opera. Proprio la Regione, ad un certo punto, ha voluto assumere in prima persona la gestione dell’opera attraverso Infrastrutture Lombarde S.p.A., una scelta che ha esautorato l’amministrazione ospedaliera e che ha affidato la progettazione di dettaglio e la realizzazione concreta dei lavori ai ben pagati manager della società partecipata con moltiplicazione delle spese. Tali oneri riguardano interventi per le finestre non a norma, per le luci, per i pavimenti, per le reti di distribuzione (gas, elettricità telefonia, ecc.), nonché per una serie di scelte tecniche e di interventi correttivi che faranno sentire il proprio peso in futuro.
É ormai chiaro che quello del nuovo ospedale, unitamente alla alienazione delle aree del vecchio complesso di largo Barozzi, dovrebbe essere un argomento fondamentale di discussione e iniziativa delle forze politiche locali coinvolte nelle scelte e nel sostegno del progetto. Un tema concreto, insomma, che riguarda direttamente l’intera comunità orobica messa di fronte, nel particolare momento economico che affligge il Paese, alla manipolazione del denaro pubblico a scapito dei contribuenti.
Il secondo argomento che suscita irritazione e che, allo stesso tempo, conferma ancora una volta la tendenza politica di continuare a giocare a Monopoli con le risorse pubbliche, mentre si impongono tagli draconiani ai sevizi essenziali e si pretendono sacrifici da parte dei contribuenti, riguarda la Scuola di Magistratura, che era stata salutata come un’iniziativa prestigiosa per una città come Bergamo, che già ospita l’Accademia della Guardia di Finanza. Iniziativa che sembra ora essere stata definitivamente abbandonata per volere del Ministro della Giustizia, il quale ha ufficializzato la scelta dell’unica sede di Firenze durante il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura. Ecco quindi che dopo i lavori di sistemazione della sede e l’affitto che il Comune e la Provincia continuano a corrispondere all’opera Sant’Alessandro, proprietaria dell’immobile, la città di Bergamo, insieme a Benevento e Catanzaro, entrambe deputate ad accogliere le altri sedi nazionali, rimane a bocca asciutta. Vanno in fumo i milioni di soldi pubblici fin qui spesi per affitti e ristrutturazioni e di fatto i locali in città, situati tra via Sant'Alessandro e via Garibaldi, pronti per ospitare le lezioni, sono rimasti a carico di Comune e Provincia per quasi due anni, con un costo a perdere di canone di locazione. Proprio quei locali, inaugurati nel giugno 2011 da ben tre ministri, Angelino Alfano, Roberto Calderoli e Umberto Bossi, rimarranno adesso vuoti per simboleggiare il tramonto di un progetto che