tutti i requisiti per recitare un ruolo di primo piano a Bruxelles alla pari di Francia e Germania.
Per tentare, adesso, di uscire dalla palude della crisi e per riacquisire voce in capitolo, l’Esecutivo dovrà non solo procedere alle riforme, ma dovrà cominciare a pensare in un’ottica più “europeista”. Occorre che l’Italia contribuisca affinché si porti a compimento l’Europa del diritto, quella cioè che sappia rivendicare i principi della grande civiltà giuridica occidentale e sappia ricordare a tutti i Paesi aderenti e alle loro classi dirigenti che le democrazie sono ispirate non solo ai principi di una libera economia, ma anche ai valori di eguaglianza e solidarietà, ovvero le basi che ispirarono i padri fondatori dell'Europa.
La classe politica italiana ha, però, dimenticato questi valori avvitandosi su sé stessa, perdendo di vista la vera prospettiva continentale e diventando schiava, per mali endemici, di quella logica perversa, sponsorizzata dal duopolio franco-tedesco, che ha contaminato anche Bruxelles.
L'Europa e l'Euro devono essere strumenti per una crescita e un benessere condivisi e non certo pretesti per manipolare battaglie economiche continentali, mentre l’obiettivo di tutti dovrà essere quello di rafforzare la competenza unica, soprattutto in tema di politiche fiscali ed economiche, pena il collasso definitivo dell’Unione e, con esso, la delegittimazione totale dei principi basilari sui quali si è costruito il sogno europeo.
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