in quanto da un lato le norme verranno avvertite come ostacoli perversamente limitativi dell’agire economico invece che essere considerate come garanzia di controllo e dall’altro si riduce la soluzione dei conflitti individuali a meri rapporti di forza tra i soggetti coinvolti, con buona pace dei soggetti più deboli destinati inevitabilmente a soccombere.
Appare quindi evidente cercare di coniugare le contrapposte esigenze, quelle di stimolare la crescita e la competitività con quelle di garantire la concorrenza, purché essa venga condotta e gestita in maniera oculata, per evitare “guerre tra poveri”. La liberalizzazione, che è sinonimo di profitto e di consumo, rischia di trasformarsi, senza una adeguata riflessione e senza l’adozione di meccanismi di garanzia e di controllo, in un mercato che ridurrà definitivamente l’uomo ad ingranaggio di scambio.
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