GOVERNO MONTI: L’ITALIA RASSEGNATA ALLA SPREMITURA
                                              di Pierluigi Piromalli

     All’indomani della crisi del governo Berlusconi e delle dimissioni del Premier, salutate da larga parte della popolazione come un atto di liberazione dall’oligarca televisivo, l’opinione pubblica veniva pacificata grazie all’avvento dell’esecutivo di “emergenza nazionale”, presieduto da Mario Monti, fortemente voluto e sostenuto dall’entourage dei grandi burattinai europei, che imponevano all’Italia un risoluto cambio di direzione, pena il rischio di un pericolosissimo default della nazione. La situazione italiana, fatte ovviamente le debite proporzioni, assomigliava, nella fase di traghettamento da Berlusconi a Monti, a quella che nel 2001 si verificò negli Stati Uniti con l’attacco alle Torri Gemelle. L’attentato di allora, nella sua dirompente deflagrazione nell’immaginario collettivo, scatenò una reazione su scala globale, che modificò tutti gli assetti ed equilibri planetari elevando drasticamente il livello di attenzione nei Paesi soprattutto occidentali, modificando la percezione del rischio nelle popolazioni di mezzo mondo, ma soprattutto variando il modo di fare ed intendere la politica che si fece scudo del dogma di lotta senza quartiere al terrorismo e ai paesi che lo sostenevano.
     In Italia è accaduto, su scala chiaramente ridotta ma con i medesimi effetti interni, un fatto analogo, vale a dire Berlusconi indotto dai poteri forti a rassegnare le dimissioni (imprevedibili per un uomo che ha costruito la propria immagine sul narcisismo personale e politico) e Monti scelto quale successore autorevole e riconosciuto dall’Europa come l’uomo giusto per instradare l’Italia là dove altri non sono riusciti ovvero verso la via di un radicale rinnovamento richiesto a gran voce soprattutto dall’asse franco tedesco. Diventava quindi necessario che i cittadini italiani si chinassero, anche nel senso meno nobile del termine, al volere del nuovo Premier e dei suoi ministri, senza inscenare alcuna reazione polemica, ma comprendendo la necessità, ormai indifferibile, di farsi carico dei cosiddetti sacrifici “lacrime e sangue”, così bene interpretati e teatralmente recitati dal ministro Fornero all’indomani dell’annuncio della legge di riforma previdenziale, le cui lacrime televisive (prive di sangue!) hanno commosso il collodiano e pinocchiesco popolo italiano con la benedizione paterna del professor Monti, il quale, da consumato e saggio nonno, accarezzava amorevolmente e metaforicamente il proprio collaboratore, accompagnandone il sentito dolore.
     Il ciclone delle manovre economiche, annunciato senza mezzi termini ma forse non ancora realmente percepito da tutti, ha cominciato quindi a prendere

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