13) Sulla valutazione dei propri interventi.
     “La maggioranza dei pediatri ritiene di essere abbastanza soddisfatta: con il trattamento farmacologico il bambino dorme, la mamma si rilassa e migliora la relazione col bambino. Solo una minoranza ritiene di essere poco soddisfatta: sembra che nulla funzioni. I disturbi regrediscono ma certe cattive abitudini, il lettone per esempio, permangono. È molto raro comunque l’invio allo psicologo: spesso non ce n’é bisogno, comunque sono sintomi vissuti con minor ansia.”
     14) Fra i sentimenti associati al trattamento emergono: “un vissuto di empatia nei confronti dei genitori, ascolto e conforto, comprensione e partecipazione. Rari sono i sentimenti ambivalenti: sono imbarazzato perché il disturbo riferito merita un colloquio lungo e approfondito, non sempre il disagio dei genitori corrisponde ad un reale problema del bambino. Vorrei disegnare un contesto ambulatoriale appropriato a risolvere il lamento, invece spesso mi considero impegnato a risolvere problemi più gravi.”
     Conclusioni.
     “L’obiettivo di questa ricerca era quello di verificare la consapevolezza fra i pediatri ed educatori che i disturbi del sonno e dell’alimentazione in età precoce fossero una prima manifestazione di un disagio nella relazione mamma-bambino. Si è voluto inoltre indagare sui vissuti che accompagnano pediatri ed educatori durante il loro incontro con i genitori ed i bambini che lamentano tali disturbi; i risultati e le informazioni raggiunte ci permettono di concludere dicendo che i disturbi alimentari sembrano muovere sia nei pediatri che negli educatori vissuti molto ambivalenti, che richiedono molta pazienza e che sfociano in sentimenti di irritazione e di fastidio. Così come la madre del bambino che non mangia si sente attaccata nel suo ruolo genitoriale e nella sua capacità materna anche il pediatra e l’educatrice si sentono attaccati nel loro ruolo e nella loro competenza professionale; il disturbo alimentare veicola sentimenti di aggressività e di attacco alla relazione, i pediatri cercano consigli sempre più adeguati da dare alle mamme ma tutti questi tentativi d’ intervento sembrano concludersi con un senso di colpa e insoddisfazione per un senso di inadeguatezza che, spesso per difesa, si traduce in una banalizzazione del sintomo. I disturbi del sonno sembrano invece smuovere sentimenti meno ambivalenti e conflittuali, la relazione viene sentita come meno attaccante e meno intrisa di aggressività rivolta all’adulto e ciò sembra permettere di diventare meno rifiutanti.”

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