Recentemente, è stato introdotto un nuovo farmaco, consigliato per le forme avanzate: memantina (Axura, Ebixa), un farmaco con un meccanismo di azione diverso dai precedenti, ma dagli effetti positivi molto limitati. Per tale motivo, a differenza dei farmaci sopra citati il cui costo è a carico del SSN, tale nuovo composto non viene rimborsato ed il suo costo è a totale carico di chi lo utilizza.
     L’Alzheimer è una malattia molto complessa e fin dal 1980, anno che ha segnato la svolta nella cura con l’adozione del primo farmaco, la tacrina, poi abbandonato per tossicità, i medici sono impegnati su più fronti per combatterla: con i farmaci tradizionali e con mezzi non farmacologici, i primi rivolti alla cura della malattia, i secondi a prendersi cura del benessere del malato. Infatti, oltre a rallentare il decorso della malattia, si tende oggi a prendersi cura anche del malato e a favorirne il suo benessere e quello della comunità nella quale è inserito, famiglia o una residenza per anziani. Le terapie non farmacologiche utilizzate più spesso sono la terapia di orientamento nella realtà (Reality Orientation Therapy ROT), la terapia della reminiscenza, la terapia della rimotivazione, la terapia di riabilitazione della memoria e memotecniche, la terapia della validazione (Validation Therapy), la terapia con piccoli animali (Pet Therapy) e così discorrendo.
     Bisogna ricordare inoltre che nel corso della malattia di Alzheimer compaiono vari disturbi psicologici e del comportamento (noti con l’acronimo americano BPSD-Behavioural and Psychological signs and symptons in Dementia) e che sono proprio questi che rendono “difficile” la convivenza con un paziente affetto di Alzheimer. Si tratta di fenomeni di depressione e irritabilità; nella fase intermedia della malattia possono apparire comportamenti aggressivi e agitazione psicomotoria, mentre nella fase avanzata sono frequenti l’apatia e l’appiattimento emotivo. Abbastanza frequenti sono anche i fenomeni di vagabondaggio (wandering), per cui il malato gira continuamente per casa, cerca di uscire o cammina di notte, quando gli altri dormono, apparentemente senza scopo. Alcuni familiari pensano che i BPSD siano immotivati, senza senso, altri pensano che nascano dalla cattiva volontà del malato che “fa apposta” a comportarsi così. In realtà, essi sono un’altra faccia della medaglia della malattia e bisogna trovare il modo migliore per prevenire e gestire tali disturbi. Di questo argomento, appunto, ne abbiamo parlato approfonditamente in una intervista con il professor Pietro Vigorelli; verrà pubblicata in aprile con l’uscita numero 96 di Infobergamo.it.

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