LABYRINTHOS: REALTÀ E MISTERI DEL DEDALO DI CNOSSO
                                              di Massimo Jevolella

     Rari sono i luoghi del mondo in cui storia, mito e fantasia si sono intrecciati in nodi così indissolubili e affascinanti come a Cnosso, l'antica capitale dell'isola di Creta, dove oggi fiumane di turisti di ogni nazione vengono a visitare le rovine del Palazzo di Minosse, parzialmente ricostruito nei primi anni del secolo scorso dall'archeologo inglese Arthur Evans. Storia, in primo luogo: perché è qui che realmente ebbe il suo fulcro la dinastia minoica che dominò Creta durante i lunghi secoli della talassocrazia mediterranea (tra il 2000 e il 1400 avanti Cristo). Mito, in secondo luogo: perché è sempre qui che gli scrittori dell'antichità, da Platone a Virgilio, hanno ambientato la vicenda drammatica dell'uccisione del Minotauro da parte dell'eroe attico Teseo e quella dell'ingegnosa “fuga aerea” di Dedalo e Icaro imprigionati dal re Minosse nella prigione impenetrabile del Labirinto. Fantasia, infine: perché intorno a Cnosso e al suo mitico Labirinto sono fiorite nei secoli le più incredibili versioni narrative e interpretative, fino a giungere all'opera ricostruttiva di Evans, che come ora dirò fu in gran parte frutto di un'immaginazione sfrenata e di un uso a dir poco disinvolto delle tecniche di scavo e di materiali edilizi, come il cemento, ovviamente inconcepibili nel complesso originario del Palazzo. Torniamo al mito, però, perché è da qui che tutto ebbe inizio nell'immaginazione degli antichi.
     Eccoci dunque ad Atene, in un tempo fuori dal tempo, ed ecco apparire sulla scena un uomo di stirpe reale chiamato Dedalo, geniale inventore di strani marchingegni, scultore, architetto, artista universale. La sua mente è divina, il suo ingegno è superiore a quello di tutti gli altri uomini. È la sintesi perfetta dello scienziato e del mago. Nel dialogo del “Menone”, Platone afferma che Dedalo riuscì perfino ad animare alcune sue statue di pietra, quasi come avrebbe fatto molti secoli dopo il rabbino Loew di Praga, creatore del Golem, ma un grande ingegno ha sempre le sue debolezze e anche Dedalo ne ha una: la gelosia.
     Un giorno accade che sua sorella Perdice lo prega di prendere con sé, come allievo e garzone di bottega, il suo giovane figlio Talos. Dedalo accetta e in poco tempo, sotto la sua guida, il ragazzo non solo apprende le arti della scultura e dell'architettura, ma rischia addirittura di superare in bravura l'illustre suo zio e maestro, il quale, accecato dalla gelosia, un giorno conduce il nipote sull'Acropoli e lì, dall'alto di una rupe, lo precipita nel vuoto e lo ammazza. La legge di Atene si abbatte inflessibile sull'omicida e Dedalo è costretto a fuggire via dall'Attica, cercando rifugio a Creta presso la corte del re Minosse, dove viene accolto con

      pagina 01 di 04
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.