Cristo): dovevano avere, perciò, non più di tredici secoli di età, ma il manoscritto medievale di Cambridge, unico documento che all’epoca di Giacomo I menzionasse i monoliti della piana di Salisbury, diceva tutt’altra cosa!
     Accanto a un disegno raffigurante le misteriose pietre, l’antico libro dimenticato recava una breve frase abbastanza sibillina: «Stonehenge, presso Amesbury in Inghilterra. In quell’anno, il 483 dell’era nostra, il Mago Merlino trasportò la Danza dei Giganti a Stonehenge». Poche parole, ma sufficienti a scatenare il dubbio e la fantasia. Che cosa aveva inteso dire il dotto amanuense con quell’allusione al Mago Merlino? Riferiva solo inverosimili leggende, oppure, affermando che i monoliti furono trasportati presso Amesbury da un altro luogo dell’Inghilterra, voleva indicarne una lontana e favolosa origine, perduta nelle tenebre del tempo? Un’origine preistorica, forse? Risalente all’epoca antidiluviana dei giganti, delle fate e dei mostri, e dunque molto anteriore all’impero di Roma e alla nascita di Gesù Cristo?
     Bisogna ammetterlo: il manoscritto magico di Cambridge era molto più vicino alla verità di quanto non lo fosse l’architetto Jones con tutta la sua erudizione e il suo razionalismo. Infatti, Stonehenge è un mistero che solo da pochi decenni ha cominciato a svelarsi agli occhi degli scienziati e dell’umanità.
     Il suo nome significa “pietre sospese”. Situato a 16 chilometri a nord di Salisbury, appare dal cielo come un cerchio quasi perfetto, formato da una successione di cerchi concentrici. La circonferenza più esterna, del diametro di circa cento metri, è segnata da un fossato piuttosto profondo e regolare, che delimita un terrapieno, a sua volta delimitante un recinto di 91 metri di diametro. Il primo cerchio interno del recinto è costituito da una serie di buche, 56 delle quali ancor oggi ben visibili, denominate “Aubrey Holes”, dal nome dell’archeologo che le scoprì nel 1666. Il diametro medio del cerchio è di 85 metri. A una quarantina di metri dalle Aubrey Holes, procedendo sempre verso il centro, si trovano due serie di buche denominate dagli archeologi “Y Holes” e “Z Holes”, entrambe disposte a semicerchio. Ecco, la meraviglia di Stonehenge comincia proprio a questo punto, all’interno di questo doppio semicerchio.
     Quelli che Inigo Jones scambiò per “colonne toscane” sono in realtà due ordini di poderosi monoliti, sopra alcuni dei quali poggiano, come architravi, altri monoliti in posizione perfettamente orizzontale. Ciascuno di questi giganti di pietra pesa in media una trentina di tonnellate. Il cerchio esterno, detto “Sarsen Circle" (dal nome sarsen, della solida pietra arenaria di cui son fatti i monoliti), ha un diametro di circa 30 metri e i suoi 16 pietroni verticali, sormontati da 6

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