perfezionare l’incredibile astrolabio-meridiana di Stonehenge per quasi 13 secoli, fino al 1500 avanti Cristo. Poco dopo il 2000 avanti Cristo, utilizzando tecniche davvero inconcepibili per l’età tardo-neolitica, trasportò per centinaia di chilometri i ciclopici monoliti, erigendoli sul terreno di Stonehenge con una perfezione costruttiva che ha del prodigioso.
Forse fu intuendo quel miracolo che l’amanuense del manoscritto di Cambridge fantasticò l’intervento del Mago Merlino. Più tardi, a Uppsala, in Svezia, il fantasioso arcivescovo Olaus Magnus scrisse che Merlino aveva assistito a una misteriosa danza di giganti e ne aveva provato orrore. Li aveva trasformati in pietre con la sua bacchetta magica e li aveva fatti volare fino alla piana di Salisbury, ma le sorprendenti storie di Stonehenge non si esauriscono qui.
Il 10 luglio del 1953, alle 5 del pomeriggio, l’archeologo Atkinson stava fotografando una delle pietre del monumento. Mettendo a fuoco l’immagine notò la sagoma di una scure. L’incisione, come molte altre identiche e simili che in seguito vennero scoperte a Stonehenge, è visibile solo sotto un certo angolo e con una certa luce: un ingegnoso sistema escogitato dai costruttori per rivelare le figure delle scuri solo agli iniziati di qualche culto misterico? Presso i popoli primitivi, l’ascia è la “pietra del fulmine”, simbolo della fecondità. Il culto del sole e della luna rivela così il suo profondo significato terreno: il sentimento di un’armonia cosmica che favorisce la vita, la crescita rigogliosa dei vegetali e la prosperità del genere umano. È in perfetta consonanza con i bisogni di un popolo di agricoltori, che affidava la propria sopravvivenza alla clemenza degli astri e del cielo, unici veri padroni delle fragili spighe del grano.
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