Sullo sfondo di questa storia d’amore (perché anche questo è amore) tutta una galleria di personaggi, ognuno con la propria personalità: Pino, l’infermiere della TAC, tifoso sfegatato della Roma, che ripete sempre a Davide di non mollare, Maurizio, Luca, Lia, Bianca, Claudia, Giulia, Martina, gli infermieri della rianimazione dove Davide è ricoverato, che si alternano accanto al suo letto, ognuno dispensando carezze ed emozioni, ognuno con la propria storia da vivere, ma che da questo bambino hanno tanto da imparare, Giulia e Paolo, i genitori di Davide, la madre dilaniata dai sensi di colpa ma ostinata nel credere che il figlio se la caverà e il padre che vede in un attimo crollare il proprio mondo e non sa che fare per rimettere a posto i cocci se non appoggiarsi a quella moglie, apparentemente fragile, in realtà solida come una roccia. E poi Patti, l’amica del “Cafone”, di professione “libera professionista nel campo del terziario avanzato”, che offre consolazione fisica a Bozzi ma che si rivela, inaspettatamente, un faro nel buio quando egli va alla ricerca del vero sé stesso, e il dottor Mari, perenne aiuto primario maltrattato dal “Cafone”, sempre in sofferente ribellione a quel capo al quale anche lui, sotto sotto, vuole bene.
Avvincente, emozionante, tenero da ogni punto di vista, questo libro è una vera sorpresa, ogni pagina è un’emozione. Sebbene si potrebbe pensare ad una storia triste, strappalacrime, in realtà è un racconto buffo di come la vita in un attimo si può capovolgere e il messaggio che passa è che l’importante è non perdere mai la speranza di farcela, anche nelle situazioni più disperate.
Di lettura facile e scorrevole, la scrittrice si perde un po’ verso l’epilogo del romanzo, come se titubasse sulla chiusura, ma poi si riprende brillantemente e ci lascia con un finale sorprendente, proprio così come sorprendente è la vita. Non aspettatevi un melodramma sdolcinato o una love story strappalacrime, ma un semplice racconto di qualcosa che a tutti può capitare.
Bello, rinfrancante, un sorso di aria pulita. Da leggere in questo periodo nel quale la Sanità offre di sé soltanto un quotidiano triste racconto di persone parcheggiate al Pronto Soccorso a tirare a campare e di medici dalle “mani fredde”. In realtà esiste un intero mondo di persone appassionate che ogni giorno lottano al fianco dei malati per la loro guarigione o, quanto meno, per farli stare meglio, ma questi, evidentemente, non fanno notizia, visto che le notizie non raccontano mai di loro.
Cristina Mascheroni