SAGGEZZA-SILENZIO; LEGGE-LIBERTÁ; MARTINI-PROBLEMI ETICI
di Gaudenzio Rovaris
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Le prime due dicotomie dovevano essere fino a qualche giorno fa le mie riflessioni per la fine delle vacanze, ispirate dalle pagine bibliche dei Proverbi e del Deuteronomio commentate in queste settimane dal mio saggio don Davide il sabato mattina; la terza più che una dicotomia rappresenta il riemergere di problemi etici all’interno della Chiesa in seguito alla decisione del cardinale di rifiutare l’accanimento terapeutico sulla sua persona.
Premesso che anche la Bibbia considera i proverbi la saggezza di un popolo (come il buon Manzoni…) e che sono stati lo spunto per i miei primi interventi su questo mensile, il riferimento specifico per lo spunto è la prima lettura della XX domenica del tempo ordinario/B (dal libro dei Proverbi 9, 1-6): […] A chi è privo di senno ella dice: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io vi ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate dritti per la via dell’intelligenza”. Dopo un’estate sulle spiagge e nei luoghi di vacanza resta l’amarezza di aver visto pochissime persone con un libro e moltissime con auricolari e telefonini o radio ad alto volume; giovani che hanno gironzolato fino a tarda ora nei luoghi delle varie movide in una baraonda che spesso ha disturbato persino i sonni delle persone normali. Anche le montagne, ormai prese d’assalto da un turismo di massa, troppo spesso non permettono un isolamento nel silenzio.
Credo che tutto questo ci impedisca di trovare momenti per se stessi, per pensare alla propria vita, per stimolare le proprie teste alla riflessione, ciò che è alla base del pensiero dei grandi filosofi e teologi. Chissà se nella solitudine degli eremi i monaci hanno trovato la vera felicità; antichi filosofi ricordano che è più vicino agli dei chi ha meno bisogni e ricordano il famoso Diogene che, interrogato dal grande Alessandro Magno su cosa potesse fare per lui, poté rispondere di spostarsi per non fargli ombra… (solo in senso fisico o, secondo me, anche metaforico?); Tasso ne “La Gerusalemme liberata”, nell’episodio di Erminia tra i pastori, esalta ‘l’umiltade d’innocente pastor’ ‘la nostra [sic] povertà vile e negletta// Altrui vile e negletta, a me si cara/ che non bramo tesor né regal verga/ né cura o voglia ambiziosa o avara/mai nel tranquillo del mio petto alberga’ …” (I)
La riflessione sul silenzio porta alla seconda lettura (Deuteronomio, 4,1-2 6-8): la libertà come frutto dell’osservanza delle leggi, mentre oggi sembra che la vera libertà sia l’arbitrio, quello che ciascuno reputa giusto e sbagliato
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