infischiandosi degli altri e della società. È pur vero che spesso riteniamo le leggi ingiuste… ma la lettura biblica sottolinea che “Quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che oggi io vi do?” Naturalmente Mosé non allude alle leggi in generale, ma alla Legge che Dio ha data al suo popolo “Le osserverete […] e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli i quali […] diranno ‘Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente’.” Possiamo pensare che le nostre leggi, le grandi elucubrazioni dei nostri politici possano farci considerare “un popolo saggio e intelligente”?
Ed ecco (espressione che nella Comedia dantesca preannuncia qualcosa di misterioso e stupefacente) irrompe sulle cronache giornalistiche e televisive la notizia della morte del cardinal Martini, che ha rifiutato l’accanimento terapeutico e subito il pensiero corre ai casi Welby e Englaro, che hanno suscitato tante critiche alla Chiesa depositaria di una verità assoluta e incriticabile. Ricordo che ho appreso con rammarico del rifiuto ai famigliari, che lo avevano chiesto, del funerale religioso di Welby e ricordo la tristezza di funerali dei suicidi del passato accompagnati al cimitero senza una preghiera e sepolti “fuori” dal Campo Santo (così, al mio pensiero che rifiuta l’idea di un nichilismo contemporaneo ed è convinto che “la promessa cristiana è la resurrezione, non la rivoluzione; è l'eternità, non il progresso” (II), mi incutono tristezza le celebrazioni funebri solo come sepoltura e convinzione che sia tutto finito).
Nel 1300, Dante dà una grande lezione ai prelati del suo tempo che forse dovrebbe essere valida anche per alcuni di oggi “Poscia ch'io ebbi rotta la persona/ di due punte mortali, io mi rendei,/ piangendo, a quei che volontier perdona.// Orribil furon li peccati miei;/ ma la bontà infinita ha sì gran braccia,/ che prende ciò che si rivolge a lei.// Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia/ di me fu messo per Clemente allora,/ avesse ben letta questa faccia,/ l'ossa del corpo mio sarieno ancora/ in co del ponte presso a Benevento,/ sotto la guardia de la grave mora.// Or le bagna la pioggia e move il vento/di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde,/ dov'e' le trasmutò a lume spento.// Per lor maladizion sì non si perde,/ che non possa tornar, l'etterno amore,/ mentre che la speranza ha fior del verde.” (III) (Manfredi, re del regno normanno in Italia meridionale, venne scomunicato per regioni essenzialmente politiche e in tale stato morì nella battaglia di Benevento. Dante immagina che in punto di morte si sia rivolto a Chi volentieri perdona e si sia salvato. Non sarà così anche per
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