suscita lucidità intellettuale, apre occhi, mente, cuore e animo sulla realtà che abbiamo intorno, insomma. E gli effetti di quella strategia rispondono perfettamente ad una domanda che sovente mi ritrovo a fare, cioè a come gli italiani possano subire tutto ciò che gli viene propinato dal sistema nel quale si ritrovano a vivere senza la minima reazione, a volte senza nemmeno un qualche piccolo moto di indignazione, il quale, invece, quando sembra generarsi, non è che un mero esercizio retorico che in molti casi, solo qualche minuto dopo essersi generato, è già bell’e dimenticato.
Appunto, la cultura suscita nella società che la sa ben coltivare le virtù che poco sopra ho elencato; ovvero, qui in Italia, per (credo) quasi inevitabile conseguenza, susciterebbe un qualcosa di assai simile a una rivoluzione. Contro l’apparato politico, contro il sistema bancario, la dittatura del mercato ultraconsumistico, l’imbecillità dei media, certe devianze degli apparati industriali, certe imposizioni totalmente idiote quando non scellerate, le innumerevoli iniquità che caratterizzano la nostra quotidianità… l’elenco degli “obiettivi” sarebbe parecchio lungo, inutile dirlo.
Invece niente. L’intelligenza è spenta, il pensiero è stagnante se non fermo, anzi, se non già morto, la mente è una scatola vuota che si può facilmente riempire di qualsiasi cosa, di ogni falsità, ipocrisia, stupidità, conformismo, moralismo, e tale facilità, lo ribadisco, è stata ed è perfettamente pianificata fin nei minimi termini, al fine di creare la più totale tabula rasa attorno alle mura della fortezza nella quale sono arroccati i poteri dominanti.
La gente che frequenta le librerie e legge, che ascolta e apprezza musiche e film di qualità, i visitatori di musei e mostre d’arte, gli organizzatori di eventi culturali, i difensori di luoghi di interesse culturale, gli studiosi, gli accademici, gli intellettuali, termine che a me non piace affatto perché in fondo tutti abbiamo un intelletto: solo dovremmo usarlo meglio, ma tant’è, non sono che una sorta di comunità sempre più ghettizzata, a volte giocoforza auto-ghettizzante, e in costante estinzione, che quei suddetti poteri dominanti sopportano soltanto perché hanno perfettamente capito che sta scomparendo, lentamente, ma più passa il tempo e più la velocità è in aumento, considerato questo stato di cose, e inesorabilmente: ora si tratta solo, per essi, di agevolare tale sparizione, facendo in modo di convincere sempre più persone che la cultura è una cosa poco divertente, pesante, noiosa, inutile, e nel contempo togliendole il terreno da sotto i piedi, in ogni modo possibile e possibilmente “discreto”, perché tanto mai la cultura darà lo stesso piacere di qualche ragazza bella e