davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio”.Queste parole di Etty Hillesum, dico la verità, sono il faro ideale che mi ha guidato nella interpretazione del Corano e del suo messaggio spirituale. Etty dice una cosa straordinaria, sconvolgente: non dobbiamo chiedere aiuto a Dio, ma siamo noi che dobbiamo aiutare lui!
     Questo atteggiamento sovverte completamente il modo usuale e comune di intendere la fede e la preghiera. Aver fede non significa delegare a Dio la nostra salvezza, ma, al contrario, vuol dire compiere un atto di responsabilità e di volontà verso noi stessi e verso il mondo. Fede non vuol dire aggrapparsi a un credo e a una serie di riti e di osservanze. Fede non è identità confessionale, che si contrappone ad altre identità in modo irriducibile, a non di rado drammatico e violento (le crociate, le guerre sante, le persecuzioni degli eretici, i massacri “religiosi” di ogni tempo e paese). Questa è la falsa fede esteriore, è il nome di Dio strumentalizzato, infamato, usato a scopi materiali e molto spesso iniqui. La vera fede, al contrario, è fatta di interiorità, di spiritualità, di verità, di libertà dello spirito responsabile di se stesso.
     Diceva Margherita Porete, una grande mistica cristiana bruciata viva come eretica a Parigi nel 1310, che: “La verità del credere consiste nell’essere quello che si crede”. Allora, se veramente noi intendiamo la fede in questo modo, ecco che si fa chiaro il concetto di “aiutare Dio”. Per millenni, gli uomini di fede hanno creduto che il modo migliore per difenderla fosse quello di combattere con le parole e con le armi contro i cosiddetti “infedeli”, in realtà, l’unico vero modo per difendere la fede è quello di combattere contro se stessi, scendendo negli abissi della propria interiorità, rischiarando le tenebre e sradicando il male che si annida nel nostro stesso cuore: questo vuol dire “aiutare Dio”. Tutto il resto è menzogna, è pura recita esteriore che non ci fa salire di un solo centimetro verso le sfere celesti.
     Allora eccoci finalmente al Corano. Se ci poniamo dal punto di vista della vera fede, pura, spirituale, interiore, le parole del libro sacro islamico cominciano immediatamente a illuminarsi, e a rivelarci un tesoro inesauribile di verità.

        pagina 02 di 03
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.