Innanzi tutto la parola muslim, ossia “musulmano”, nel Corano non indica affatto una persona appartenente a una confessione religiosa distinta dalle altre fedi monoteistiche, e ad esse contrapposta. Muslim, nel Corano, significa semplicemente “sottomesso”, ossia una persona che si affida totalmente nelle mani di Dio, perché solo in quell’atto di affidamento trova in se stessa la pace e la salvezza. Molto spesso il Corano ricorre al termine hanìf per definire il puro credente, ossia il vero muslim che si ispira alla fede di Abramo, il padre di tutti i credenti. E tutto questo non ha nulla a che vedere con le distinzioni, con le identità contrapposte: la fede hanìf è una fede che unisce, non una fede che divide. E unisce proprio perché non dà peso allo sventolare delle bandiere esteriori, ma si concentra tutta nella lotta interiore per la purificazione dell’anima, nello sforzo di “aiutare Dio”, cioè di ritrovare Dio in noi stessi. Perché è molto più facile e più comodo scaricare il male del mondo sulle spalle di un infedele, piuttosto che snidarlo nel proprio cuore, è più facile bruciare una strega, che bruciare il seme del male che giace dentro noi stessi.
     Ed è questo il vero significato della famosa parola gihàd (o jihad, come normalmente scrivono i giornali). Infatti, in arabo gihàd non vuol dire altro che “sforzo”, ed è un grossolano errore tradurre questo termine con “guerra santa”, come in genere si fa. A tale proposito, vorrei far notare come negli Stati Uniti, proprio negli ultimi mesi, abbia preso molto vigore un movimento pacifista promosso da giovani musulmani americani, che prende il nome di My Jihad, ossia “Il mio jihad”; questi nuovi “jihadisti” americani sono l’esatto contrario dei terroristi di Al Qaeda e dei talebani, per loro la parola jihad vuol dire proprio “lotta interiore”, sforzo per migliorare se stessi. Non vuol dire odiare e combattere un nemico esterno, ma scavare nel proprio cuore alla ricerca di Dio e della verità.
     Dice un versetto del Corano (2, 177): “La pietà sincera non consiste nel volgere il vostro viso verso l’oriente o l’occidente”. Troppi cristiani, e anche troppi musulmani e troppi fedeli di tutte le religioni, ignorano proprio questa fondamentale verità. Sono quelli che Gesù Cristo chiamava ipocriti, farisei, sepolcri imbiancati. Il loro atteggiamento è la peggior forma di idolatria. Il Corano li definisce munafikùn, “ipocriti”. Invece di aiutare Dio, aiutano solo il proprio io, cadendo così nel più grave dei peccati, l’unico che Dio, come si legge nel Vangelo, “non potrà mai perdonare” (Matteo 12, 31).

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