ammalò di un grave tumore. I medici gli avevano dato pochi mesi di vita. Lui andava spesso a trovare l’amico procuratore in Tribunale: «Paolo Borsellino pregava sempre alla finestra, con un rosario in mano. Mi condusse lungo un cammino di fede». Nel marzo del 1991, Genna dice al giudice Paolo: «Sento il bisogno di cresimarmi». E lui: «Ti accompagno io». Dopo la morte del giudice, Genna fa un sogno: Borsellino al tramonto, che passeggia sul lungomare di Marsala. Qualche giorno dopo fa un nuovo check up per controllare il suo stato di salute: il tumore è miracolosamente scomparso.”
“La mafia esiste. Ha uno Stato che la combatte. Che inventa il carcere duro con le luci in cella sempre accese, la sorveglianza continua, che crea la Direzione investigativa antimafia. Che inorridisce all’idea che qualcuno possa «trattare» con Cosa Nostra e che dà la caccia ai grandi latitanti e confisca loro i beni.Totò Riina, il capo dei capi, viene preso il 15 gennaio 1993 dopo più di trent’anni di latitanza. E pazienza se il covo non viene perquisito, se sembra quasi una messa in scena. Bernardo Provenzano, il suo alter ego, viene preso nel 2006. Lo cercavano da quarant’anni. Lì, a presidiare il covo, tra le pecore e l’abbeveratoio, arriva niente meno che la più popolare tra le giornaliste televisive del momento, Anna La Rosa, nel suo tailleur confetto. Perché la mafia è esplosa anche alla tv: nelle fiction, nei programmi di inchiesta, nei talk show dove i politici si rinfacciano l’un l’altro espressioni nuove come «connivenza» e «contiguità», dove i governi continuano a ripetere il numero degli arrestati, il valore dei beni confiscati. Comincia un conto alla rovescia: ne mancano trenta, di latitanti, ne mancano dieci. «Arrestiamo otto mafiosi al giorno» dice Berlusconi alla tv. Mizzica.”
“Quando non ci arrivano i poliziotti, ci pensa la propaganda. A un certo punto si introduce una selezione più elitaria e rassicurante. I cinquecento latitanti più pericolosi della mafia diventano di colpo, nelle dichiarazioni ufficiali, i trenta più pericolosi. Non perché abbiano arrestato gli altri quattrocentosettanta. trenta è pur sempre un numero rispettabile, ma più confortante. Fa pensare a dei fuggiaschi. Cinquecento invece alimentava lo sgomento e faceva pensare a un esercito.”
“Nei loro nascondigli vengono catturati i Lo Piccolo e Raccuglia, Francesco Schiavone, Antonio Iovine e Giuseppe Setola lo stragista, e tanti altri. Ogni volta è tutto un lampeggiare di flash e volanti, di poliziotti con le braccia in alto, di euforia.”
|
|
|