QUARANT’ANNI SUL LATO OSCURO DELLA LUNA
di Piero Pellizon
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Il 24 marzo 1973 viene pubblicato “The Dark Side Of The Moon”, un disco che cambierà per sempre la storia della musica moderna (e anche quella di milioni di persone). Un viaggio a ritroso nel tempo per raccontare la genesi, lo sviluppo e la consacrazione dell’album, nonché il suo profondo significato, quanto mai attuale.
Alla fine del novembre 1971, i Pink Floyd si chiudono nello studio Decca, nella zona londinese di West Hampstead. Per quasi due settimane danno libero sfogo alla loro creatività, forti di alcuni temi musicali che avevano già consolidato o scartato in precedenza, ma lontani dalle lunghe suite oniriche ed epiche come “Echoes” e “Atom Heart Mother”, che avevano composto negli ultimi due anni. Infatti, i lunghi tour ai quali hanno dato vita fino a questo momento, i continui spostamenti in aereo ed una ricchissima agenda di impegni stanno affollando sempre più la mente di Roger Waters.
Inevitabilmente, ciò è il seme da cui germoglia il concept che guida “The Dark Side Of The Moon”, un pensiero che si rafforzerà sempre più nel tempo, ma che permetterà anche al bassista di scrivere testi incentrati su temi universali, quali la pazzia (tema centrale), la morte, la paura, l’inesorabile passare del tempo, l’alienazione della vita moderna (non a caso il titolo provvisorio dell’album è “Eclipse: A Piece For Assorted Lunatics”) e la sempre più costante trasformazione del valore del denaro, da necessità a virtù. L’imponenza concettuale del disco è questa, con un approccio intellettual-filosofico più moderno che mai.
Dopo aver passato le prime settimane del 1972 a completare l’opera e ad amalgamare l’impasto sonoro presso uno studio dei Rolling Stones, a Bermondsey, i Pink Floyd cambiano rotta. Decidono di iniziare il tour e perfezionare il tutto proprio durante i concerti, provando sera dopo sera le idee migliori in modo da trovarne i difetti e renderle infine una trama musicale impeccabile.
Il debutto è fissato per il 20 gennaio al Dome di Brighton. La serata però non si rivela propizia né tanto meno fortunata, con un cortocircuito dell’impianto di amplificazione che blocca la riproduzione delle basi registrate sul nascere di “Money”, obbligando il gruppo a deviare sul repertorio passato.
La sera successiva, alla Guildhall di Portsmouth, la band non viene ostacolata da nessun problema tecnico e riesce, per la prima volta, a suonare
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