VIOLENZA VERSO LA DONNA NELLA NOSTRA CULTURA
                                              di Giuliana Longo

     Oggi sentiamo più che mai il bisogno di condividere delle riflessioni sul tema della violenza verso la donna. Questo testimonia la triste attualità dell’argomento e, nostro malgrado, l’interesse sempre maggiore che questo tema sta suscitando. Interesse e preoccupazione! Qui accosterò l’argomento portando l’attenzione sul contesto socio-culturale in cui siamo immersi, evidenziandone alcune caratteristiche che rendono difficile svincolare l’immagine della Donna dagli stereotipi tradizionali e pertanto andare nella direzione di un sempre maggiore rispetto della Persona-Donna.
     Sappiamo che la violenza verso la donna è “una sconfitta per tutti”, nel senso che denuncia un fallimento sociale ed è per questo che, a mio parere, dobbiamo a questo punto volgere uno sguardo critico alla nostra società. Parlando di violenza oggi noi usiamo la parola nel senso più ampio del termine, riferendoci a danni e sofferenze anche morali: infatti, nella nostra “società democratica” non c’e’ più “tolleranza sociale” per quanto riguarda le “offese alla persona”, che pertanto sono diventate agli occhi di tutti più “visibili” ed hanno catturato l’attenzione mediatica, da cui la diffusione ripetuta e capillare attraverso una molteplicità di mezzi. Qualche volta mi capita di sentir dire una frase come “… ma noi una volta non avevamo questi problemi… ”. Certo che non li avevamo, nel senso che non avevamo l’attuale sensibilità, infatti, per esempio, la violenza all’interno della relazione matrimoniale era considerata più che altro un’espressione naturale della conflittualità di coppia.
     Oggi, disancorati dalla necessità di provvedere alla soddisfazione dei bisogni fondamentali, liberi da problemi di sopravvivenza, abbiamo cominciato a preoccuparci della “qualità della vita”, dello stare bene “anche dentro”. Il Novecento, insieme a tantissime altre conquiste, ha visto l’affermarsi di nuove scienze che hanno messo a fuoco “l’uomo” nella sua dimensione cognitiva affettiva e sociale, nel corso del secolo siamo giunti alla comprensione sempre più precisa dei processi che regolano la sua maturazione cognitiva e affettiva, il loro intreccio, gli squilibri che si possono generare nel corso della crescita.
     Sulla base di quanto detto, attualmente abbiamo la legittima aspirazione di voler capire e affrontare ciò che può contribuire a generare violenza. La nostra “cultura occidentale” si è posta da lungo tempo l’obiettivo di combattere per la difesa dei “diritti umani” ed è proprio su questo sfondo che si pone la lotta per proteggere la donna da ogni tipo di violenza nelle sue più diverse manifestazioni

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