da quelle fisiche, più barbare, a quelle più psicologiche, cioè più sfumate, più facilmente sottovalutabili, che possono manifestarsi in differenti contesti come la strada, i locali pubblici, il posto di lavoro, la famiglia, la coppia. La nostra società si è dotata sul piano legislativo di diverse misure per riconoscere i diritti della donna, per porre le basi di un rapporto paritario fra i sessi e scoraggiare, contenere, reprimere “la violenza maschile” verso la donna, che pare a tutti intollerabile e non giustificabile.
     Oggi, anche a livello di sensibilità generale, possiamo infatti dire che nessuno di noi appoggia più alcuna discriminazione, tanto meno quella fondata sul “genere”, cioè sul sesso di appartenenza. Il “genere” è riconosciuto a livello mondiale il fondamento di ogni discriminazione che riguardi la donna (faccio riferimento alle conferenze mondiali sulle donne indette dal ’75 dalle Nazioni Unite ). Questa acquisita sensibilità è il frutto di una sofferta maturazione culturale che ci ha portato nel corso degli anni, direi settanta, a “mettere in crisi”, cioè in discussione, una rappresentazione riduttiva dell’immagine femminile; pensiamo agli stereotipi dei ruoli famigliari che ancoravano la donna all’ideale di moglie e madre, alla dipendenza economica, con tutto quello che comportava, fino all’affermazione della parità di diritti e doveri fra maschio e femmina, del diritto all’autodeterminazione, alle risorse e alle pari opportunità.
     Tutto questo è avvenuto sulla scia di un presupposto, che è sempre utile ricordare, quello della “pari dignità e valore”! Tale presupposto, che ha ispirato e ispira tante iniziative, sembra non essere condiviso dai mezzi di comunicazione di massa, anzi contrastato senza incontrare alcun ostacolo! Se questo è vero, mi chiedo quale migliore prova di questa possa rivelare la piena contraddizione in cui si trova la società in cui viviamo.
     Adesso entriamo nel merito e vediamo di approfondire. La nostra è una società che riconosce sul piano teorico certi principi mentre sul piano pratico, quello del quotidiano, li misconosce consentendone la violazione come possiamo registrare ogni giorno, invasi come siamo da TV “spazzatura”, una massa di discutibili messaggi pubblicitari e prodotti cinematografici intrisi di stereotipi e di violenza. I media procedono imperterriti nella direzione contraria agli ideali continuando a giocare con gli stereotipi di genere e ad agire sull’immaginario femminile, di conseguenza su quello maschile, orientandoli verso modelli opposti a quelli che oggi auspicheremmo! La donna viene mantenuta ancorata alla dimensione di oggetto erotico e il maschio ad un’immagine complementare… “predatoria e violenta” ed il rafforzamento dello stereotipo femminile non può

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