subliminale, in quanto ciò che a livello di coscienza non riconosciamo viene colto ad un livello più profondo, così come il mondo mediatico sa molto bene!
     Per “censurare” l’abuso di una certa immagine svalutata della Persona-Donna nella comunicazione mediatica – nello specifico commerciale e in programmi televisivi – nel corso del 2011 sono state prese iniziative anche da parte del Ministero delle Pari Opportunità, il quale sembra abbia vincolato ad un accordo in questo senso lo “IAP”, cioè l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Perchè non continuare in questa direzione intensificando la pressione, non solo in termini di censura, ma anche di sensibilizzazione, sulla RAI e sulle aziende che sponsorizzano i loro prodotti tramite le agenzie pubblicitarie (come le case di moda e le aziende automobilistiche), affinché prendano posizione in rapporto ad una diversa e rispettosa rappresentazione del femminile e del maschile nei messaggi pubblicitari? Serve una rivoluzione culturale a partire proprio dalla pubblicità e dalla TV!
     Come ho già accennato, le critiche che vengono rivolte al nostro Paese dall’ONU parlano di inefficacia delle misure adottate contro la violenza di genere, ma se non si intraprende un’azione più capillare sul piano preventivo, contrastando a tutti i livelli gli stereotipi di genere che sono ancora profondamente radicati nella nostra cultura, non ci avvicineremo all’obiettivo prefissatoci. Perpetueremo lo scarto fra una legislazione che afferma l’uguaglianza, che vuole tutelare, e una cultura della diseguaglianza!
     Infine, vorrei aggiungere che sarebbe auspicabile che il mondo maschile si ribellasse all’identità di genere, quella violenta e predatoria, evocata dallo stereotipo femminile anche se devo ammettere che in effetti qualcosa si sta muovendo in questo senso con la nascita di associazioni maschili che si propongono proprio questo scopo.

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